Home Nazionale Imprese: Unioncamere, +38 mila tra aprile e giugno, frenano fallimenti (3)

Imprese: Unioncamere, +38 mila tra aprile e giugno, frenano fallimenti (3)

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(AdnKronos) – Nel trimestre, tutti i settori hanno fatto segnare saldi positivi dello stock: in testa il “Commercio” (+10.274), seguito da “Alloggio e ristorazione” (+6.002) e “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+3.555). Presi insieme questi tre settori hanno determinato il 52% dell’intero saldo trimestrale. In termini percentuali, tra i comparti di maggiori dimensioni quelli più dinamici sono stati “Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese” (+2%), i servizi di “Alloggio e ristorazione” (+1,4%), le “Attività artistiche sportive e di intrattenimento” (+1,24%) e le “Attività professionali, scientifiche e tecniche” (+1%).
Quanto all’universo delle imprese artigiane, i saldi positivi si registrano in tutti i settori, ad eccezione delle attività di “Trasporto e magazzinaggio” (-452 unità) e delle “Attività manifatturiere” (-93). In termini relativi, escludendo i settori più piccoli, il risultato migliore è quello del “Noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese” (+1,62%) seguito da quello dei “Servizi di informazione e comunicazione” (+0,86%).
In termini assoluti sono state soprattutto le società di capitale e le Imprese individuali a contribuire in misura prevalente alla formazione del saldo positivo del trimestre determinandone, rispettivamente, il 47,8% le prime e il 45,5% le seconde. Più dinamiche le società di capitale, cui si deve un contributo alle iscrizioni superiore al loro peso sul totale delle imprese registrate (erano il 24,9% all’inizio di aprile e hanno contribuito al 25,9% delle nuove iscrizioni), ma hanno determinato solo il 12% delle cessazioni del periodo, confermandosi la forma giuridica più solida e “resistente” alle mutevoli condizioni di mercato. Le imprese individuali, invece, hanno dato un contributo alle iscrizioni nettamente più elevato rispetto al loro peso sullo stock complessivo delle imprese (il 64,1% contro il 53,7%); ma il loro contributo alle cessazioni complessive è stato ancora più consistente, visto che ne ha determinato oltre i tre quarti (per la precisione il 76%). Segno di un turnover elevato che, nel tempo, tende ad erodere lentamente lo stock di queste imprese.