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Turchia, al voto sulla riforma della Costituzione

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Ankara – (Adnkronos/Ign) – Cinquanta milioni di turchi chiamati alle urne per il referendum sulla riforma della Costituzione. Modifiche contenute in 26 emendamenti al testo approvato nel 1982 dopo il colpo di stato militare del 1980.
Stando ai primi exit poll pubblicati da vari media, hanno vinto i 'sì'. Secondo l'emittente televisiva CNN Turk, i voti a favore hanno toccato il 57%, per Ntv addirittura il 60%. La vittoria dei 'sì' verrebbe interpretata come un grande successo per il premier Recep Tayyip Erdogan e il suo partito Akp, al potere dal 2002, che ha condotto una massiccia campagna per promuovere il referendum. Al contrario, i principali partiti di opposizione, il Partito repubblicano popolare (baluardo del laicismo di tradizione kemalista) e il Partito del movimento nazionalista hanno fatto propaganda per il 'no'. Il partito filocurdo della Pace e della Democrazia ha boicottato invece il voto.
Da segnalare che proprio il leader dell'opposizione Kemal Kilicdaroglu, presidente del Partito repubblicano del Popolo (Chp), non è riuscito a votare. Il suo nome, infatti, non figurava sulle liste elettorali, hanno riferito emittenti tv turche. Secondo prime informazioni, il politico si sarebbe dimenticato di comunicare un cambio di indirizzo.
Gli emendamenti più controversi sono quelli sulla nomina dei membri della Corte Costituzionale e del Consiglio supremo dei giudici e dei procuratori (Hsyk), il cui numero viene elevato, rispettivamente, da 11 a 17 e da 7 a 21. L'opposizione punta il dito contro la norma che prevede la nomina di alcuni di questi giudici da parte del presidente della Repubblica (quello in carica, Abdullah Gul, è compagno di partito di Erdogan) e del Parlamento. Una novità che, a loro giudizio, mette il potere giudiziario sotto il controllo dell'esecutivo. Lo scontro è stato infiammato anche dall'emendamento che consente di processare gli ufficiali autori del golpe del 1980 e da quello che sottopone alla giustizia civile i vertici militari per crimini commessi nell'esercizio delle loro funzioni.
Controversa infine una norma che autorizza la discriminazione 'positiva' a favore delle donne, che secondo l'opposizione potrebbe portare all'abolizione del divieto di indossare il velo islamico nelle università. Proprio l'Akp, nel 2007, aveva proposto e fatto approvare una norma contro questo divieto, poi annullata dalla Corte Costituzionale per violazione del principio di laicità dello stato.
La data del referendum non è casuale: è quella del golpe del 1980.

Articlolo scritto da: Adnkronos