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Il fumetto italiano compie cento anni

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ROMA – Il fumetto italiano festeggia il suo centesimo compleanno. Fu nel dicembre del 1908, infatti, che sui banchi delle edicole italiane apparve il primo numero del Corriere dei Piccoli, la prima testata in Italia che puntasse primariamente sui personaggi a fumetti, con una produzione "industriale" e continua.

A quasi cento anni da quella storica data, il "mondo delle nuvolette" può dire di aver attraversato momenti di successo ed esaltazione, diventando con personaggi del calibro di Topolino e Tex Willer, un vero e proprio fenomeno popolare, ma anche di feroce critica e denigrazione, quando era visto come un mezzo di comunicazione scadente, a volte infantile.

La situazione al giorno d?oggi è notevolmente cambiata, perché si tende a considerare il fumetto come una letteratura di livello, ma bisogna comunque affrontare delle nuove problematiche legate soprattutto al calo "vertiginoso" delle vendite in edicola. Dal punto di vista quantitativo, infatti, "i lettori diminuiscono sempre di più – ha spiegato l?editore Sergio Bonelli (nella foto) all?Adnkronos Cultura – e le nuove generazioni sono sempre più difficili da 'catturare', perché spesso troppo legate alla televisione e a un modello grafico giapponese, come per esempio i manga".

I lettori di oggi "sono sicuramente più smaliziati – ha sottolineato Bonelli – hanno letto e visto molte cose, pretendono di più e molto spesso trovano noiose certe 'ingenuità tipiche dei personaggi di una volta, come Tex Willer (creato da Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini nel 1948 e tuttora pubblicato da Sergio Bonelli ndr) o Zagor".

Certi editori "hanno scelto di abbandonare l?edicola – ha spiegato Bonelli – abbracciando le librerie, perché in questo modo possono trovare un pubblico più consapevole, magari di una certa età". Il genere del fumetto "popolare", quindi, per Bonelli "diventerà sempre più una rarità e un fenomeno di nicchia. Già in molti stati dell?Europa, tra cui Francia, Inghilterra e Spagna, questo tipo di pubblicazioni in bianco e nero non esistono più. Da questo punto di vista, almeno, l?Italia è rimasta l?ultima 'trincea'".

Sembra come se in questi cento anni il mondo del fumetto avesse già tirato fuori tutto sé stesso, sia dal punto di vista dei successi che dell?espressione artistica, ma anche per quanto riguarda le polemiche e le censure.

"In questo momento nel mondo del fumetto italiano è il caso di riazzerare tutto – ha sottolineato Luca Raffaelli, giornalista, sceneggiatore e direttore artistico di "Romics", la rassegna di fumetti e animazione che comincia oggi nella Capitale – ripartendo dalla qualità, sia delle opere più strettamente 'popolari', che di quelle più innovative. Bisogna smettere di considerare il fumetto come un fatto folkloristico, perché spesso alcuni autori che operano in questo settore scrivono in maniera più profonda dei romanzieri stessi".

Il fumetto come forma di linguaggio "dovrebbe essere studiato nelle nostre università – ha sottolineato Luca Raffaelli – in Italia, invece, non esiste una cattedra specifica. A livello qualitativo è un genere che si trova sopra, per esempio a quello cinematografico. Probabilmente è un problema economico. In un mondo in cui il fumetto spesso è considerato come un fatto culturale importante cosa manca perché si cominci a studiarlo in maniera ufficiale? Con 'Romics' noi cerchiamo di ovviare a questa carenza organizzando l''Università del Fumetto', con lezioni sulla storia, la tecnica e il linguaggio tenute da teorici, accademici e maestri del disegno e dell'animazione".

Il dato certo, comunque, è quello che proviene dalle numerose scuole presenti in Italia, che continuano ad avere successo e a essere frequentate da moltissimi giovani italiani. "E? strano pensare che – ha concluso Bonelli – nonostante le difficoltà legate al calo delle vendite, continui a ricevere numerose proposte provenienti da giovani autori italiani. Ce ne sono alcune, poi, che sono veramente di alta qualità".

Articlolo scritto da: Adnkronos