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Teatro in Consiglio Comunale

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AREZZO – Lunedì 26 novembre, alle ore 21, comincia la seconda edizione di “Un Consiglio teatrale”, quattro spettacoli per aprire alla città la sala del Consiglio Comunale di Arezzo, secondo la formula già sperimentata con successo lo scorso anno. Il progetto è a cura della Presidenza del Consiglio Comunale e di Alessandro Boncompagni, in collaborazione con l’assessorato alla cultura, turismo e spettacolo del Comune di Arezzo.
Due le differenze rispetto alla prima edizione: se questa di configurava come una trilogia di spettacoli, l’attuale ne conta quattro con un esilarante “Garibaldi” di Marco Zannoni ad aprire la serie. Torna poi lo spettacolo in occasione della Giornata della Memoria a cui seguiranno la voce delle donne della Lebole e della Buitoni, in prima assoluta, e il “caso” Galileo tratto dall’opera di Bertold Brecht e allestito dalla Libera Accademia del Teatro, in linea con l’obiettivo di offrire al mondo teatrale aretino opportunità e spazi di recitazione.
La seconda differenza rispetto all’anno scorso è la gratuità degli spettacoli, con obbligo di prenotazione, fino a esaurimento dei posti disponibili. Per le informazioni e le prenotazioni, 0575-377801 oppure 377736.
“Si comincia con Marco Zannoni – ha dichiarato il Presidente del Consiglio Comunale Giuseppe Caroti – che dopo ‘Grogrè’ dello scorso anno manifestò il suo entusiasmo per avere recitato con il pubblico ‘addosso’ candidandosi subito per una successiva edizione. Abbiamo pensato così di accontentarlo riservandogli il privilegio di aprire la rassegna, lunedì 26 novembre alle 21. È un modo originale per celebrare l’eroe dei due mondi e il bicentenario della sua nascita, un Garibaldi alle prese con sessanta chili di agnolotti e fiumi di generoso Lambrusco in una villa della bassa padana. In un mix di continuità e innovazione, attraverseremo poi la Giornata della Memoria, le vicende di due aziende storiche del nostro territorio fino a proporre un nuovo ‘processo’, dopo quello a Socrate dello scorso anno. Toccherà infatti a Galileo sottoporsi all’esame di una giuria, non certo inquisitoria ma comunque esigente, come quella del pubblico aretino”.