Milano, 10 feb. (AdnKronos) – Il settore calzaturiero chiude il 2016 con numeri poco confortanti. Se la produzione cresce in valore dello 0,3% a 7,5 miliardi di euro, le quantità calano del 2%. Ciò significa che aumenta il prezzo medio. “Un segnale – ha evidenziato il direttore generale di Assocalzaturifici Tommaso Cancellara in occasione della presentazione della nuova edizione di theMicam – che il mondo riconosce all’Italia la qualità, ma così si corre anche il rischio, soprattutto dove i dazi sono alti, di non riuscire ad esportare”. “Il calo della quantità rappresenta – ha evidenziato anche Cancellara – un trend che dura da quando è iniziata crisi”. Se il settore ancora tiene è grazie all’export con una crescita del 2,5%, mentre l’attivo del saldo commerciale registra un lieve consolidamento (+1,3%), avvicinandosi a 4,2 miliardi di euro.
Tutto ciò ha delle conseguenze sul fronte occupazionale: a dicembre 2016 le aziende attive sono 4.839 con una riduzione del 2% sull’anno precedente. Questo significa che 97 hanno definitivamente chiuso i battenti. Di conseguenza anche gli addetti sono in calo: -289 rispetto a dicembre 2015 per un totale di 76.744 (-0,4%).
Mentre “in tutta Italia la cassa integrazione cala, per il comparto calzaturiero cresce del 10,9%. Se si considera che il nostro settore è da questo punto di vista penalizzato a livello normativo a causa della ‘stagionalità’ tipica del lavoro, ragion per cui siamo considerati ciclici, più difficilmente possiamo ottenere la cassa integrazione. Questo significa che diversamente il dato sarebbe stato superiore al 10,9%”. (segue)