Home Nazionale Incendi: pm Ragusa, dai vigili fuoco volontari segnalazioni false e complicità

Incendi: pm Ragusa, dai vigili fuoco volontari segnalazioni false e complicità

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Palermo, 7 ago. (AdnKronos) – A fare scattare l’inchiesta sui vigili del fuoco volontari coinvolti nella truffa scoperta dalla Squadra mobile di Ragusa è stata un’anomalia riscontrata che ha permesso l’avvio delle indagini era da individuare sul numero degli interventi effettuati dal turno “D”. “Rispetto agli altri volontari, gli indagati operavano per 3 volte in più – spiegano i pm che coordinano l’inchiesta – A dispetto di 40 interventi di una squadra, loro ne effettuavano 120 creando malumore per alcuni e volontà di aggregarsi in altri, così da ottenere più denaro”. Le indagini condotte dai poliziotti dalla Squadra Mobile, “con il fondamentale e prezioso aiuto dei Vigili del Fuoco”, hanno permesso di appurare quale fosse il modus operandi del gruppo criminale. I componenti del turno “D” erano conosciuti da tutti gli altri colleghi che operavano onestamente e “la loro avidità ha permesso di far emergere le condotte criminali poste in essere”, dicono gli inquirenti. La terza e più grave tipologia di truffa ai danni dello Stato era quella di appiccare incendi a cassonetti e terreni.
Scandagliando le singole modalità messe in atto, è emerso che gli indagati, in alcuni casi, “non si preoccupavano di utilizzare i loro stessi telefoni cellulari per simulare le richieste – dicono ancora gli investigatori – L’esame dei tabulati telefonici delle utenze a loro in uso ha permesso di appurare che molti avevano effettuato, nel periodo 2013/2015, numerose segnalazioni false. Le richieste erano anche non verificabili, difatti segnalavano la presenza di “animali vaganti” così da non dover giustificare utilizzo di acqua o altri sistemi di spegnimento e soprattutto nessuno avrebbe potuto constatare la reale esistenza di animali che nel contempo avrebbero potuto lasciare la zona autonomamente”.
Parenti ed amici venivano istruiti alla perfezione ma ogni tanto commettevano errori. Esaminando tutte le singole schede d´intervento è stata scoperta la ripetitività di alcuni nomi, poi risultati di parenti (anche loro coinvolti nell´indagine) degli indagati così come alcuni numeri di telefono ripetuti ma cambiava il nominativo del richiedente. La terza modalità di truffa ai danni dello Stato “era sicuramente la più grave – spiegano i pm -in quanto si configurava mediante incendi appiccati solitamente con artifizi pirotecnici”.