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Sanità: esperti, esami laboratorio un investimento ma con appropriatezza

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Roma, 30 nov. (AdnKronos Salute) – Rischio di falsi positivi o di sovradiagnosi. Quando gli esami di laboratorio sono appropriati e quando inutili o addirittura dannosi? Per la prima volta in Italia un board scientifico di esperti del settore ha ideato e realizzato, con il supporto di Siemens Healthcare, una serie di corsi Ecm dedicati ai professionisti di laboratorio sull’appropriatezza delle analisi per la funzionalità tiroidea e per quella renale, per la celiachia e dei Point of Care Testing.
Gli esami di laboratorio “sono fondamentali perché influenzano fino al 70% le diagnosi mediche e i successivi trattamenti – afferma Mario Plebani, del Dipartimento Medicina di laboratorio dell’Aou di Padova – ma ne va definito il ruolo in rapporto diretto col clinico. Si tratta di procedure che spesso presentano costi economici diretti e indiretti, importanti anche perché possono portare ad altre indagini diagnostiche, ricoveri e trattamenti terapeutici”.
“Abbiamo preso in considerazione le più recenti e consolidate prove scientifiche e le linee guida nazionali e internazionali – sottolinea Plebani – e le possibili criticità che ostacolano l’attuazione di un corretto percorso di appropriatezza. I risultati vengono presentati oggi nel corso di un convegno nazionale che si svolge all’Auditorium del ministero della Salute.
“Per i test di funzionalità tiroidea – spiega Renato Tozzoli, del Dipartimento Medicina di laboratorio dell’ospedale di Pordenone – l’opinione diffusa fra i pazienti è che più esami si fanno meglio è. E’ vero invece il contrario: più test vengono effettuati maggiore è la possibilità di risultati discordanti. Si concretizza la ‘sindrome di Ulisse’ del malato che deve fare altri test, ecografie, scintigrafie passando dal medico di famiglia al laboratorio, eventualmente dall’endocrinologo al medico nucleare, non perché sia veramente malato ma perché sono stati prescritti test non adeguati”.
In altre aree, invece, i test genetici diventano prioritari. E’ il caso della celiachia: “Oggi il laboratorio è in grado di effettuare diagnosi di celiachia senza biopsia intestinale, con grande vantaggio per il malato di età pediatrica e rilevanza fondamentale per la diagnosi della malattia – sottolinea Tommaso Trenti, Dipartimento Medicina di laboratorio e Anatomia patologica dell’Ausl di Modena – Vanno però evitate le diete fai da te e preferito l’immediato ricorso al test”. Lo stesso vale per la malattia renale cronica che colpisce in Italia circa 2,2 milioni di persone: “La medicina di laboratorio – dice Francesca Di Serio, Reparto Patologia clinica ospedaliera del Policlinico di Bari – svolge un ruolo centrale nell’identificazione dei fattori di rischio, diagnosi precoce, stadiazione e monitoraggio della malattia. Ciò consente al clinico di intervenire riducendo il rischio che la patologia possa peggiorare”.
Infine la cardiologia e l’oncologia. “Nel caso del dolore toracico acuto – conclude Plebani – alcuni esami risultano obsoleti e altri rischiano di creare confusione come la mioglobina e la Ckmb. Il solo appropriato, la troponina cardiaca, permette di dimostrare che il 30% dei pazienti con dolore cardiaco senza segni elettrocardiografici ha un infarto ben definito”. Nel cancro, infine, “i marcatori tumorali devono essere richiesti in modo adeguato per pazienti preparati psicologicamente a ricevere la risposta e consultarsi col proprio medico per la corretta interpretazione”.