Home Nazionale Smog: sbagliano giudice, cittadini condannati a pagare 40mila euro

Smog: sbagliano giudice, cittadini condannati a pagare 40mila euro

0

Milano, 9 dic. (AdnKronos) – In piena emergenza smog, arrivano brutte notizie per un gruppo di cittadini che nell’ormai lontano 2011 hanno tentato la prima class action sulla qualità dell’aria contro Comune di Milano e Regione Lombardia, per lamentare, allora, la gravità della situazione, producendo una corposa documentazione a riprova del “perdurante inquinamento atmosferico”. Oggi, a distanza di oltre quattro anni, gli attori (175 nel primo grado e 20 nell’appello) vengono condannati a pagare, in solido, sia in primo grado sia in appello le spese processuali per un ammontare complessivo di circa 40mila euro, che salgono a 60mila se si considerano spese generali, Iva e Cpa. La motivazione contenuta nella sentenza di primo grado è il difetto di giurisdizione. In poche parole, si doveva adire al Tar e non al tribunale ordinario.
“Nei casi contro la pubblica amministrazione – chiarisce all’Adnkronos il legale che ha seguito la causa, l’avvocato Claudio Linzola – esiste la ‘ricerca della giurisdizione’. Esistono situazioni per le quali non è così chiaro chi se ne debba occupare: la giurisdizione dei tribunali ordinari, oppure il giudice amministrativo”. Trattandosi, nel caso in questione, di diritti costituzionalmente garantiti, ovvero quello alla salute, alle relazioni, “ci siamo rivolti al tribunale ordinario”. Tutto questo accade nell’aprile del 2011, dopo che “a dicembre 2010 scadeva il termine dell’Unione europea per raggiungere gli obiettivi sulla qualità dell’aria”. Obiettivi non conseguiti, tanto che un gruppo di cittadini decide di muoversi e di citare Comune e Regione.
“I medici – ricorda il legale – sostengono che il problema sia legato al superamento continuo dei livelli di Pm10, non ai picchi. Nel 2011, poco dopo che era scaduto il termine per tutti gli Stati e quel livello da noi non era raggiunto, abbiamo depositato tutta la documentazione Arpa. Nel 2013 e 2014 sono state pronunciate alcune sentenze e in particolare due sentenze, una del Tar del Lazio e una del Consiglio di Stato, che avevano deciso di casi simili. Io all’udienza finale, in sede di memoria, ‘lealmente’ io ho segnalato di valutare anche il problema della giurisdizione”.