(AdnKronos) – Ma di una cosa bisogna tenere assolutamente conto: “il consumatore femminile russo è molto fedele”. Quello russo è “un mercato da continuare a seguire”. Anche perché lo spiraglio all’uscita del tunnel sembrerebbe ormai vicino. Secondo Stefano Festa Marzotto, consigliere delegato alla Internazionalizzazione di Sistema Moda Italia, un inizio di inversione di tendenza “si vedrà già dall’inizio del 2016”. “E quando la Russia riparte – fa notare Di Natale – lo fa a 200 allora”.
“Il problema della crisi russa deriva dal fatto che è legata a un solo business. Devono creare le condizioni di un paese moderno. E’ vero, oggi c’è la crisi, ma anche tante opportunità”. Federica Dottori, responsabile per l’internazionalizzazione dell’associazione confindustriale, ricorda anche che alcuni retailer “hanno scelto di bloccare il prezzo del rublo, accollandosi non qualche rischio. Certamente è fondamentale cercare su altri mercati, ma non bisogna dismettere in Russia, soprattutto in un momento in cui c’è la possibilità di rinegoziare tutto”.
Per il sociologo e presidente di Future Concept Lab, Francesco Morace, “il cambiamento culturale deve partire dall’imprenditore: se l’embargo Russo rappresenta un problema significa che non hai avuto una visione strategica, che non hai diversificato gli investimenti e dunque anche il rischio. Il problema è alla fonte e richiede di iniziare a ragionare con una visione strategica. Quando il mercato è down si punta più su altro in attesa che il down torni up”.