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Doping: dopo la Russia anche il Kenya nel mirino della Wada

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Berlino, 29 nov. (AdnKronos) – Dopo la Russia lo scandalo del doping potrebbe colpire anche il Kenya, in una sorta di effetto domino. Sette atleti keniani sono stati sospesi venerdì in un sol colpo, per utilizzo di sostanze proibite, ma al di là delle sanzioni, la domanda è se ci sarà finalmente qualcuno che metta ordine nel paese dei miracolosi fondisti. La Federazione atletica russa è stata espulsa dalla Iaaf dopo il rapporto devastante dall’Agenzia mondiale antidoping (Wada), per un presunto uso sistematico del doping nel paese. Ora c’è il Kenya nel mirino della Wada, della Iaaf e della critica internazionale. Tra gli atleti sospesi anche il due volte campione del mondo di cross Emily Chebet, che è stato trovato positivo al diuretico furosemide, bandito come un possibile prodotto per mascherare sostanze dopanti.
Insieme con Chebet sono stati sospesi anche Joyce Zakary e Koki Manunga, che sono risultati positivi per la stessa sostanza durante il Mondiale a Pechino nel mese di agosto. Entrambi sono stati sospesi provvisoriamente durante l’evento cinese. Il Kenia è stato il paese con i maggiori successi al mondiale di atletica di Pechino 2015, ma il mito del vantaggio genetico dei veloci e instancabili fondisti del paese ha sempre più crepe. “Sappiamo che c’è un problema in Kenya”, ha detto di recente il presidente della Wada, Craig Reedie, la cui organizzazione ha chiesto al paese africano di mettere in pratica controlli più severi. Il governo del Kenya ha risposto nei giorni scorsi annunciando la creazione di un’agenzia nazionale antidoping.