Roma, 18 dic. (AdnKronos) – L’hastag scelto su twitter #m5sboomerang è il titolo della giornata per il Pd. Un boomerang, appunto, la mozione di sfiducia a Maria Elena Boschi. Dice Matteo Renzi da Bruxelles: “Leggendo l’intervento del ministro Boschi e le risposte in aula, mi pare del tutto evidente che si sia trattato di un clamoroso boomerang per il Movimento 5 stelle”. Nell’effetto mediatico, intanto. “Efficace” la scelta del registro ‘emotivo’ da parte del ministro nel suo intervento, dicono a Montecitorio.
E poi nei numeri. Che la mozione fosse bocciata era scontato, ma i sì si sono fermati a quota 129, mentre i favorevoli alle dimissioni di Boschi erano molti di più sulla carta, almeno 206. E qui sta l’effetto boomerang, secondo il Pd. La mozione dei 5 Stelle ha diviso le opposizioni. Un fronte compatto anti-Boschi non c’è stato. E il Pd mette in evidenza, in particolare, i voti che sono mancati a sinistra: “Si sono spaccati, non tutti sono voluti andare a rimorchio dei 5 Stelle”.
“Non è vero -si ribatte da Sinistra Italiana- gli assenti ci sono stati ma erano tutti giustificati e non c’è stata nessuna spaccatura”. Dicono che i più ‘agguerriti’ nel sostenere di votare contro la Boschi fossero i due ex-Pd, Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre. “Ma se nemmeno c’erano ieri quando abbiamo fatto la riunione per decidere cosa fare in aula… Fassina era a un’iniziativa a Roma e D’Attorre in tv”. Insomma, nervi tesi tra Pd e sinistra. “Da loro non ci aspettavamo una cosa simile. Ci saranno conseguenze”, avverte il capogruppo Ettore Rosato. “La verità -argomentano da Si- è che vogliono ucciderci nella culla perché ci temono alle amministrative”.