Home Nazionale Ballottaggio, un’invenzione contesa tra Firenze e Venezia

Ballottaggio, un’invenzione contesa tra Firenze e Venezia

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Roma, 20 mag. (AdnKronos) – Il 31 maggio, a urne chiuse, non tutti i verdetti assegneranno la vittoria al primo colpo ad uno dei contendenti, aprendo così la strada al ballottaggio di metà giugno. Ma dove, e quando, nasce il confronto ‘di secondo grado’ tra candidati? A questo proposito, gli storici sono divisi. Secondo alcuni, infatti, la parola deriverebbe dal fiorentino ‘ballotta’, cioè castagna.
Nella Torre della Castagna, tra le più antiche di Firenze, si riunivano i Priori della città per deliberare sulle questioni più importanti che riguardavano le Corporazioni cittadine: si mettevano delle castagne in uno dei sacchetti di stoffa che rappresentavano le varie possibilità per la soluzione al problema. Poi, in rapporto al numero dei votanti si stabiliva quale fosse il sacchetto con più castagne, e con esso la decisione adottata a maggioranza.
L’altra teoria, invece, conduce nella Venezia dei Dogi. Per designare chi dovesse guidare la città si faceva ricorso ad un sistema complesso che culminava con l’estrazione di ‘ballotte’, sfere dorate e argentate, che venivano utilizzate esclusivamente a tale scopo. Quando gli americani, nel 1776, e i francesi, nel 1789, dovettero scegliere un sistema elettorale, presero spunto da quello veneziano. Per questo ancora oggi nell’elezione del presidente degli Stati Uniti si chiamano in causa i ‘Grandi elettori’, derivazione del sistema in uso nella Serenissima. Per lo stesso motivo l’urna elettorale, nei paesi anglofoni, è chiamata ‘ballot box’, esattamente come la cassa delle ballotte utilizzata a Palazzo Ducale.