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A Palazzo Venezia gli strumenti ‘perduti’ della collezione di Fernanda Giulini

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Roma, 27 gen. (AdnKronos) – Dai clavicembali alle spinette, passando per i fortepiani e le arpe. Ma anche mandolini, chitarre e un prezioso clavicembalo dipinto da Luca Giordano nella seconda metà del XVII secolo. La ricca collezione di Fernanda Giulini, che da decenni si dedica al recupero di strumenti musicali d’epoca, approda al Museo di Palazzo Venezia nell’esposizione ‘Alla ricerca dei suoni perduti. Mostra di strumenti musicali a Palazzo Venezia della collezione Giulini
‘, dove potrà essere visitata da domani all’1 marzo.
La collezione di Giulini, ha spiegato il sottosegretario ai Beni culturali e Turismo Ilaria Borletti Buitoni, “è assolutamente unica in Italia ed in Europa ed è stata realizzata con passione e competenza”, ricordando anche che “tutti gli strumenti sono perfettamente accordati e suonabili. Ritrovare il suono di Mozart, e dei grandi compositori che hanno eseguito le loro musiche, è un viaggio musicale assolutamente appassionante”. Gli strumenti esposti a Roma rappresentano una parte importante della collezione che viene conservata nella Villa Medici Giulini in Brianza. Nel dettaglio, quasi tutti gli strumenti a tastiera e le arpe sono stati costruiti nel Settecento, negli anni in cui visse Mozart che, proprio nella Sala del Concistoro di Palazzo Venezia, suonò durante il viaggio in Italia del 1770. Una mostra, quella di Palazzo Venezia, ricca di curiosità: in particolare il clavicembalo degli ‘Ottoboni’ torna a pochi metri dalla sua prima residenza presunta.
“La mostra – ha aggiunto Borletti Buitoni- è anche l’occasione per visitare Palazzo Venezia dove sono conservate collezioni di una importanza assoluta. Palazzo Venezia oggi è al centro di un evento che serve per illuminare questo museo e la sua bellezza. Non dimentichiamoci
– ha infine esortato Borletti Buitoni- della cultura musicale che è troppo spesso trascurata. L’Italia ha una straordinaria tradizione musicale che troppo spesso viene cancellata e dimenticata”.