Home Nazionale Telecamere sulle divise dei poliziotti, i pro e contro della riforma voluta da Obama

Telecamere sulle divise dei poliziotti, i pro e contro della riforma voluta da Obama

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Washington, 3 dic. (AdnKronos) – Fino a pochi mesi fa le ‘body cameras’, le telecamerine da indossare sopra la divisa per documentare le azioni compiute in servizio, erano prerogativa di una decina di piccoli dipartimenti di polizia in tutti gli Stati Uniti. Nelle grandi città, solamente le polizie di Washington, New York e Los Angeles avevano avviato timidamente dei programmi sperimentali. Dopo i fatti di Ferguson, con la crisi di fiducia apertasi tra cittadini e forze di polizia, le body cameras sono destinate a diventare uno strumento indispensabile nell’equipaggiamento dei poliziotti americani.
Il presidente Barack Obama ha dato alla questione un impulso significativo, quando lunedì ha proposto che alle comunità locali venga rimborsata la metà dei costi sostenuti per l’acquisto delle telecamere e per la gestione del materiale video registrato. Il piano presidenziale richiede da parte del Congresso l’autorizzazione allo stanziamento di 75 milioni di dollari nell’arco di tre anni per l’acquisto di 50mila telecamerine.
“Le body cameras sono destinate a rimanere”, dice al Washington Post Anne McKenna, avvocato civilista di Baltimora ed esperta di sorveglianza elettronica e legislazione sulla privacy. Molte sono però le questioni da affrontare. L’impiego di massa delle body camera, il cui prezzo varia da poche centinaia a mille dollari l’una, solleva infatti diversi interrogativi legati alla privacy, ai costi e alla gestione del materiale video che verrà registrato.
Gli esperti, che pure sono a favore dell’introduzione delle body camera per gli agenti, temono che si proceda troppo in fretta, senza prima stabilire regole chiare su quando gli agenti dovranno accendere o spegnere le telecamerine, sull’immagazzinamento delle immagini e su quanto a lungo i dati dovranno essere conservati.
Tuttavia, la McKenna fa notare gli aspetti positivi dell’introduzione delle telecamerine per gli agenti, proprio sottolineando le discrepanze nelle testimonianze raccolte a Ferguson, nel Missouri, riguardo all’incidente costato la vita al 18enne di colore Michael Brown. Se ci fosse stata una telecamerina sulla divisa dell’agente Darren Wilson, “non staremmo a discutere su quanto ha riferito l’agente e se il ragazzo aveva le mani alzate o meno”, afferma l’esperta.
Le autorità tuttavia temono che dopo una sparatoria con la polizia o altri episodi di questo tipo, come a Ferguson, i cittadini si aspettino di poter vedere il video dell’azione quasi immediatamente, come se si trattasse del replay in una partita di calcio. “Ma non funziona così”, dice al Washington Post il capo della polizia del District of Columbia, Cathy Lanier. La Lanier spiega che i video non verrebbero mostrati al pubblico fino al processo o fino al termine di un’indagine, che potrebbe richiedere anni. Tuttavia, ammette che la consapevolezza dell’esistenza di un video potrebbe contribuire a stemperare le tensioni, perché “le telecamerine catturerebbero la verità”.