Home Attualità Economia ‘Le imprese giovanili diminuiscono non è solo colpa della crisi’

‘Le imprese giovanili diminuiscono non è solo colpa della crisi’

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‘Le imprese giovanili diminuiscono non è solo colpa della crisi’

“La diminuzione delle imprese giovanili evidenziata dai dati camerali rappresenta un segnale di allarme per il sistema economico provinciale e non può essere semplicemente liquidata con la scusa della crisi”, dice Simona Petrozzi, leader dei Giovani Imprenditori della Confcommercio aretina e toscana.

“Servono più strumenti concreti di promozione della cultura imprenditoriale, avvicinamento scuola e lavoro e di accompagnamento nelle fasi di start up aziendale” prosegue la presidente degli “under 40” di Confcommercio, “dobbiamo evitare ai giovani di aprire un’impresa solo perché non hanno altra scelta per entrare nel mercato del lavoro, contando spesso sulle riserve patrimoniali ed economiche della propria famiglia, ancora una volta utilizzata come un ammortizzatore sociale. Dobbiamo dire basta ad imprese che nascono già morte sulle ceneri della liquidazione dei genitori. È un impoverimento doppio perché intacca il risparmio delle famiglie e perché non aggiunge nulla a quella creazione di ricchezza di cui le imprese sono portatrici”.

“In favore dei giovani che invece arrivano ad una scelta imprenditoriale meditata e responsabile” sottolinea Simona Petrozzi “dobbiamo agire sulla leva del credito e sulla facilitazione dei percorsi burocratici. In questo senso, ci attendiamo molto dalle novità di cui il Governo Monti si è fatto promotore”.

Successione e trasferimento d’impresa sono altri due temi su cui puntare per rafforzare il sistema economico locale secondo la Confcommercio: “ancora oggi troppe aziende consolidate non arrivano alla seconda generazione e chiudono quando l’imprenditore va in pensione” spiega la presidente degli “under 40”, “tramandarle ai giovani, sia all’interno sia all’esterno della stessa famiglia, serve a conservare un patrimonio di conoscenze e ricchezza che ci vorrebbero almeno trenta anni per riformare ex novo. In questa direzione, serve riscoprire la vecchia tradizione del “ragazzo di bottega”, con gli strumenti moderni del tirocinio formativo e degli stage aziendali. Per questo scotta molto a noi giovani del terziario la recente decisione della Regione Toscana di non finanziare i tirocini formativi nelle aziende individuali, come se fossero imprese senza valore e senza capacità di trasferire conoscenze. Significa davvero buttare al vento capacità professionali e segmenti di mercato che difficilmente potranno essere recuperati”.