Home Cultura e Eventi Cultura L’Italia bella, caotica e alla deriva raccontata dal prof. Gentilee

L’Italia bella, caotica e alla deriva raccontata dal prof. Gentilee

0

“Da alcuni sondaggi emerge una percezione dell’Italia che oscilla tra orgoglio e disprezzo, entusiasmo e riprovazione. L’Italia del 2011 appare agli italiani bella e caotica, meravigliosa e alla deriva, grandiosa e arretrata. Il fatto che pochi tra gli intervistati associno l’Italia alla libertà, allo Stato e alla repubblica, porta a concludere che gli italiani di oggi esprimono un’altissima valutazione dell’Unità d’Italia ma una bassissima considerazione per lo Stato, in cui l’Unità si concretizza”.

Attraverso un’analisi del senso che l’Unità d’Italia ha avuto in questi 150 anni, spesso fonte di divisioni e lacerazioni nella sua popolazione, il prof. Emilio Gentile scrive “Né Stato né Nazione. Italiani senza una meta” (Laterza editore).

Ed il prof. EMILIO GENTILE sarà ospite de “il Giardino delle Idee” sabato 9 aprile 2011 alle ore 17.00 nella consueta cornice dell’Auditorium del Museo d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo (INFO: 0575 409050).

Una conversazione con il pubblico e non certo una lezione accademica.

“Raccontare i 150 anni della storia unitaria” afferma il prof. Gentile, “mettere in scena i problemi che sono stati al centro della vita degli italiani, significa assumere come preliminare e necessaria una pluralità di narrazioni e di linguaggi. E con questi suggerire un percorso che fornisca elementi di conoscenza storica, dia spunti di riflessione critica e sottolinei gli elementi di appartenenza alla nostra comunità nazionale. Alla base di questo percorso vi è un assunto fondamentale: che tutta la nostra storia sia segnata da processi di integrazione di spazi e realtà umane che molto spesso sono stati inizialmente non soltanto separati, ma conflittuali”.

Un incontro/confronto promosso dall’associazione La Fabbrica delle Idee all’interno dell’iniziativa letteraria “Il Giardino delle Idee 150” lontano da clamori e rumori, una conversazione a 360° gradi, una analisi storico-politica-sociologica sulle condizioni dell'Italia nel suo 150° anniversario dall'Unità.

Che l’Italia, nel corso dei suoi 150 di vita non sia stata solo “un’espressione geografica”, come aveva usato dire Metternich nel lontano 1847, almeno non per tutti, è un dato di fatto.

Lo Stato italiano, pur mutando i suoi caratteri nel corso del tempo, da Regno a Regime, da Regime a Repubblica, ha comunque unito, non solo diviso.

Ma oggi, dopo i festeggiamenti per i 150 anni dalla sua nascita, nello Stato italiano, fra i suoi cittadini, esiste una grave crisi di sfiducia.

Alla luce di ciò sono molti coloro i quali arrivano addirittura a mettere in dubbio l’esistenza stessa di una nazione italiana: per queste persone la logica conclusione è che la stessa unità della Penisola sotto una medesima bandiera sia stata un grande errore.

In un mondo che unisce sempre di più attraverso il fenomeno aggregativo, attraverso la sempre maggiore interdipendenza economica, attraverso la facilità delle comunicazioni, c’è chi aspira a tornare indietro, a dividere ciò che la Storia, attraverso l’azione e l’aspirazione di molti fra i suoi uomini, ha unito: perché l’Italia come oggi è “a molti non piace”.

Questa amara constatazione, offre spunto a Emilio Gentile per ripercorrere un secolo e mezzo di storia e per analizzare la differente portata dei nazionalismi che si sono manifestati nel corso dei tanti decenni dalla nascita stessa dell’idea di Nazione.

Non solo in Italia ma anche nel più ampio contesto internazionale i nazionalismi hanno infatti avuto portata differente, a volte positiva altre volte negativa, nonché obiettivi divergenti: da quello democratico a quello risorgimentale, dal nazionalismo imperialista a quello modernista, dai nazionalismi totalitari a quelli anticolonialisti.

“Se la caduta del muro di Berlino nel 1989” continua il prof. Gentile “aveva generato in molti la convinzione che si sarebbe proceduto sempre più verso un superamento definitivo di quel nazionalismo, che aveva per duecento anni dominato la storia europea e mondiale, la fiducia nel superamento del nazionalismo, con la fine di rivalità, tensioni, conflitti e guerre, rafforzata dall’esempio dei popoli europei che si incamminavano a passo svelto verso l’Unità si dimostrò tuttavia ben presto una previsione errata”.

Così, quasi vent’anni dopo, nel 2008, la politologa francese Karoline Postel-Vinay poteva constatare che “il nazionalismo non è affatto morto, tutt’altro“.

In un’Italia divisa sull’esistenza stessa di una Nazione italiana, in un’Italia che per questo mette sovente in dubbio l’utilità di uno Stato Nazionale Italiano, nonostante i suoi ultimi due Presidenti si siano attivamente impegnati e prodigati per far rivivere e rendere attuale il sentimento nazionale, vi è l’amara constatazione del prof. Gentile che “in un mondo di Nazioni e di Stati nazionali è comunque incerto quale possa essere il destino di una popolazione che scelga di incamminarsi, senza Stato e senza nazione, verso un futuro senza meta“.

Ma, per una volta, allo storico è concesso, attraverso l’immaginazione e la fantasia, aprire uno spiraglio di speranza.

Emilio Gentile, storico di fama internazionale, insegna Storia contemporanea all’Università di Roma La Sapienza.

Nel 2003 ha ricevuto dall’Università di Berna il Premio Hans Sigrist per i suoi studi sulle religioni della politica.

Tra le sue opere per Laterza, più volte ristampate e molte delle quali tradotte nelle principali lingue: Il mito dello Stato nuovo; Le origini dell’Italia contemporanea; Renzo De Felice; Le religioni della politica; La democrazia di Dio. La religione americana nell’era dell’impero e del terrore; “La nostra sfida alle stelle”. Futuristi in politica; La Grande Italia; Fascismo. Storia e Interpretazione; Il culto del littorio; Il fascismo in tre capitoli; Fascismo di pietra.

“Attribuire allo Stato nato il 17 marzo 1861, con una popolazione di 22 milioni di abitanti, in massima parte contadini poveri, 40 anni di vita media e l’80 per cento di analfabeti, le responsabilità dei mali dell’Italia del 2011, con 60 milioni di abitanti, il 99 per cento di alfabetizzati, una durata media di vita di 80 anni, e il 5 per cento di addetti all’agricoltura, è un’interpretazione che scaturisce da una credenza di fede piuttosto che da una spiegazione razionale”.