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Ires Cgil, un morto su tre sul lavoro è giovane sotto 35 anni

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Roma, 7 apr. (Labitalia) – Sfruttati e malpagati, in gran parte disoccupati e senza futuro, eppure per i giovani non è tutto. Quelli che lavorano corrono spesso gravi rischi per la loro vita e la loro salute. Secondo una ricerca condotta dall'Ires Cgil sulle condizioni di lavoro dei giovani (finanziata dal ministero del Lavoro e a breve pubblicata dalla casa editrice Ediesse), nel corso del 2009 un infortunio sul lavoro su tre ha coinvolto un lavoratore sotto i 35 anni (secondo dati Inail ne sono stati registrati 262.233 su 790.112), così come un morto sul lavoro su tre (295 su un totale 1.050 vittime) è un giovane.
Nel rapporto dell'istituto di ricerca della Cgil, che si inserisce negli approfondimenti del sindacato per promuovere le ragioni dello sciopero generale del 6 maggio, si rileva come in cinque anni, dal 2005 al 2009, sono stati 44.478 i lavoratori sotto i 35 anni che hanno subito un danno permanente a causa di un incidente sul lavoro, un'invalidità che li segnerà per il resto della loro vita. E proprio i giovani hanno il tasso infortunistico più elevato: secondo le elaborazioni Ires si registrano 5,06 infortuni ogni 100 occupati per chi ha fino a 34 anni, e 3,72 infortuni ogni 100 occupati per chi ha più di 34 anni. Sono dati che forniscono una prospettiva diversa della condizione dei giovani e offrono, secondo il sindacato, una motivazione in più per scendere in piazza sabato 9 aprile nelle manifestazioni promosse dal comitato 'Il nostro tempo è adesso – La vita non aspetta'. I giovani, infatti, "oltre a dover subire le difficoltà occupazionali e la dequalificazione all'interno dei processi produttivi, vivono anche il dramma poco rilevato delle difficili condizioni di lavoro", si legge nel rapporto.
Condizioni che hanno un impatto negativo sul loro stato di salute, comportando un malessere fisico e psicologico. Difatti, oltre a condurre un'analisi delle statistiche ufficiali, l'Ires ha intervistato mille lavoratori sotto i 35 anni, di diversa tipologia professionale e contrattuale, su tutto il territorio nazionale, tramite un questionario telefonico per far emergere il vissuto reale dei giovani al lavoro.
Considerando il carico di lavoro dal punto di vista organizzativo, emerge l'elevata intensità dei ritmi di lavoro che caratterizza sia le mansioni operaie che quelle concettuali: circa due lavoratori su tre hanno un ritmo di lavoro eccessivo (60,5%); la metà del campione lavora con scadenze rigide e strette (il 48%) e non ha abbastanza tempo per svolgere il lavoro (47,5%). I risultati rilevano anche il ridotto margine di autonomia dei giovani, "nonostante un aumento dei contratti a progetto che invece promettevano di garantirlo". Due lavoratori su tre non possono scegliere o cambiare i metodi di lavoro (64,2%) e questa costrizione è più forte, paradossalmente, per chi ha un contratto di collaborazione occasionale o a progetto (per il 65,7% di loro) piuttosto che per chi ha un tempo indeterminato (55,4%) svelando come la flessibilità favorisca più la subordinazione che l?autodeterminazione.
Del resto, più della metà dei collaboratori non può nemmeno cambiare la velocità con cui svolge il lavoro (55,6%) o scegliere con una certa libertà i turni di lavoro (54,7%) e nemmeno decidere quando prendere i giorni di ferie (57%), due su tre non possono cambiare i metodi di lavoro (65,7%) e nemmeno cambiare l?ordine dei compiti assegnati (70,7%), uno su cinque non può nemmeno prendere una pausa quando ne ha bisogno (20,6%).

Articlolo scritto da: Adnkronos