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Del tu o del lei? Fra infermieri, medici, paziente: questione aperta

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Del tu o del lei? Fra infermieri, medici, paziente: questione aperta

Arezzo – “Giovanni, come hai passato la nottata? Serve qualcosa? Dai, forza, iniziamo con la colazione, poi passa il dottore e ti visita.” Un linguaggio sempre più frequente da sentire in corsia da parte degli infermieri. Ma anche i dottori non sono da meno. Un costume che negli anni si va diffondendo. Il rapporto fra il personale sanitario e i pazienti si è modificato nel tempo. Dapprima c’era il “freddo numero” poi il nome e cognome a testa letto, con le contestazioni dovute alla privacy, quindi l’arrivo piuttosto diffuso dell’uso del tu.
E’ riconosciuto unanimemente che il tu, se usato razionalmente, è importante per creare un’atmosfera di collaborazione tra medici, infermieri e paziente, un’atmosfera anche di simpatia tra le “parti”.
Non sempre è così. C’è chi non apprezza. C’è chi dà del “lei” e pretende del “lei”. Segnalazioni sono giunte anche all’Urp aziendale, a volte sotto forma di vibrante protesta, molto spesso come sottolineatura di un problema che è comunque ovunque, anche nella vita di tutti i giorni, ma particolarmente sentito nelle corsie di ospedale.
“L’applicazione del tu richiede attenzione, discrezione, rispetto e, spesso, è un elemento di soddisfazione per il paziente. Del resto – sostiene Grazia Campanile, direttore sanitario dell’ospedale San Donato – bisogna prendere esempio dalla lingua inglese, ormai lingua universale, nella quale vi è soltanto il tu (you). Ovviamente ci vuole sensibilità nel comprendere se questo approccio è gradito. Il lei è in fondo dovuto e se un paziente lo preferisce (spesso accade in base all’età) ne consigliamo l’uso. In questo caso l’uso del tu potrebbe provocare qualche reazione intollerante del paziente, che non lo apprezza e, di fatto, non lo consente.”

DIFFUSIONE DI UN COSTUME
E’ quindi necessario fare chiarezza sull’ appropriatezza, o meno, del tu. Nella società, tra i giovani soprattutto, l’uso del tu è la norma, una regola di comportamento.
Nei Partiti politici, di norma vige l’uso del tu tra gli iscritti. Il tu si adopera tra i giornalisti, quasi a volere rimarcare una significativa colleganza. Ma il tu è in uso in genere fra colleghi di lavoro. Radio e tv ne fanno ormai un uso indiscriminato. Negli ospedali il tu viene dato con senso di umanità e di attenzione, è un elemento di affabilità umana e sociale, di vicinanza e rispetto per i problemi del paziente. Quello che conta, al solito, è come lo si dà il tu.
Ma al di la del costume generale che porta all’uso del tu in tantissimi contesti, perché gli infermieri sono particolarmente predisposti nel suo utilizzo?
“Pensare che si tratti di maleducazione è totalmente sbagliato. L’operatore sanitario, e l’infermiere in particolare – dice Mirella Rossi, Direttore Dipartimento Infermieristico Asl 8 – ritiene che il paziente sia un individuo strappato dal suo ambiente naturale, privato delle certezze dell’ambiente familiare, e che quindi faccia anche piacere sentirsi accolto con il tu. E’ un modo di fare che non rende meno professionale, perché a noi è affidata, oltre alla tecnica, anche l’aspetto relazionale e umano. Usare il “lei” è tenere le distanze, usare il “tu” vuol dire abbattere le barriere, e non vuol dire per forza essere maleducati, ma far sentire al paziente che c'è un amico ad aiutarlo e non un estraneo”.

DESIDERI: “PREVALGA IL BUONSENSO”
“Il tu avvicina, accarezza, umanizza – commenta il direttore generale della Asl Enrico Desideri – ma si può essere cortesi e accoglienti anche con il lei. La comunicazione deve essere comunque bidirezionale. Il tu e il lei sono forme verbali. La scelta deve essere compiuta nella comunicazione non verbale, nel saper cioè cogliere nel rapporto interpersonale, quale forma è più adeguata ad un certo paziente. Fare l’infermiere o il medico, comporta una grande dose di psicologia. A questa si aggiunge l’umanità, caratteristica fondamentale degli operatori sanitari, e la scelta sarà quella più adeguata”.

In conclusione va preso atto che il rapporto relazionale deve essere corretto a prescindere dall'uso del lei o del tu. Se il paziente vuole del lei, gli operatori devono comportarsi di conseguenza e non continuare un uso che crea disagio e disappunto. Una linea sulla quale l’Azienda conferma di volersi posizionare, compiendo ogni azione affinché il proprio personale rispetti in pieno i diritti e i desideri dei cittadini-utenti.