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Agricoltura o ungolati? E’ ora di scegliere?

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Agricoltura o ungolati? E’ ora di scegliere?

Cinghiali e caprioli “cacciano” gli agricoltori dalle campagne. Sta purtroppo succedendo in molte aree della regione dove da anni si sta assistendo ad una vera e propria invasione: cinghiali, caprioli, cervi, daini e mufloni ma anche piccioni e storni, si sono infatti progressivamente moltiplicati impadronendosi delle campagne e dei boschi tanto da rendere impossibile l’attività agricola e forestale. Laddove la presenza degli ungulati risulta essere fuori controllo, le imprese agricole sono state costrette, talvolta, addirittura ad abbandonare la coltivazione dei terreni con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista della manutenzione del territorio e del paesaggio.
Il problema del sovra-popolamento di ungulati, in particolare cinghiali e caprioli, è attuale e in alcune zone particolarmente rilevante. Sono oggi stati stimati circa 140.000 caprioli, 150.000 cinghiali, 10.000 daini, 3.000 cervi e 2.000 mufloni. La Toscana è la regione europea con la massima densità di queste specie. In drastico aumento anche il fenomeno degli storni e dei piccioni ad un livello tale che non è più tollerabile. Gli effetti della presenza, ormai fuori controllo, degli ungulati sono tangibili anche rispetto alla voce sicurezza stradale, con l’aumento progressivo degli incidenti provocati, per esempio, dall’attraversamento delle carreggiate stradali. Altri rischi connessi alla presenza di ungulati sono di carattere sanitario: l’anomala concentrazione della popolazione di selvatici sfugge infatti ad ogni tipo di controllo.
Il problema degli ungulati interessa, oltre la Toscana, molte regioni italiane. Coldiretti è impegnata a livello nazionale in azioni di tutela delle imprese agricole che stanno subendo forti limitazioni al loro diritto di “fare impresa”. Nonostante la recente riforma della legge regionale sulla caccia (L.R. 3/94) che consente azioni più incisive da parte della pubblica amministrazione, la presenza degli ungulati e i danni alle colture sono in continuo aumento.
Il paradosso che si registra è quello che, nonostante il numero degli animali abbattuti sia tendenzialmente aumentato negli ultimi 8/10 anni, i danni e le presenze degli stessi animali sono aumentati vertiginosamente. Quindi c’è la necessità di misure ed interventi straordinari perché le attuali norme non riescono più a garantire un sufficiente equilibrio territoriale tra agricoltura e animali predatori. Le regole e le modalità usate finora non bastano più. O si interviene in maniera straordinaria o ci sarà sempre meno agricoltura.
Agricoltura o ungulati? E’ ora di scegliere…

LA PREMESSA
La Regione sta definendo il Piano Regionale Agricolo Forestale (PRAF) all’interno del quale sono contenuti gli indirizzi per la gestione faunistica venatoria. Tali indirizzi dovranno puntare a superare l’emergenza. Le Province saranno chiamate a definire la programmazione a livello locale ed a mettere in atto tutte le azioni definite e decise dall’applicazione del PRAF per riportare il numero degli ungulati entro i limiti di sostenibilità ambientale e di compatibilità con la normale attività agricola.

LA SITUAZIONE ARETINA – I DANNI
ATC1 (casentino)
75,48% da cinghiale (cereali, mais, foraggere, uva) 128.049
12,22% da cervo/capriolo/daino (foraggere, arboree, olivo) 20.850
ATC2 (valtiberina)
92,95% da cinghiale (mais, cereali, foraggere, girasole, castagne) 61.652
6,07% da cervo/capriolo/daino (castagne, cereali, industriali, olivo) 4.150
ATC3 (aretina)
72,00% da cinghiale (mais, uva, cereali, foraggere, girasole) 53.851
15,32% da cervo/capriolo/daino (uva, olive, girasole) 11.460
ISTITUTI VENATORI
51,20% da cinghiale
23,87% colombidi/corvidi
GLI ABBATTIMENTI dei CINGHIALI

Stagione 2010-2011 (area vocata)
ATC1 2770 – 64% rispetto al piano di abbattimento
ATC2 2923 – 97% rispetto al piano di abbattimento
ATC3 6547 – 124% rispetto al piano di abbattimento

Stagione 2010-2011 (area non vocata)
ATC1 251 – 46% rispetto al piano di abbattimento
ATC2 254 – 46% rispetto al piano di abbattimento
ATC3 993 – 90% rispetto al piano di abbattimento

DAF (densità agricolo forestale) 2,5/100 ha
• nel 1995 5,63/100 ha bosco
• nel 2000 8,5/100 ha bosco
• nel 2004 5,25/100 ha bosco
• nel 2006 10,31/100 ha bosco
• nel 2009 6,48/100 ha bosco
• nel 2010 12,24/100 ha bosco
• nel 2010 8,3/100 ha area vocata

LE AREE con DIVIETO di CACCIA

Superficie totale AR ha 323.421
Superficie agricola forestale AR 301.523

Parco naz.le Foreste Casentinesi 13.846
Riserve naturali statali 517
Riserve provinciali 5.024
Aree naturali protette di interesse locale 71
Oasi di protezione 10.622
Zone di protezione 13.398
Zone di rispetto venatorio 5.093
Zone di ripopolamento e cattura 16.497
Aziende faunistico venatorie 13.570
Aziende agrituristico-venatorie 4.843
Totale (non corrsipondente) 68.874

LE RICHIESTE ALLA PROVINCIA

– Definizione, nel proprio Piano Faunistico Venatorio, delle aree vocate sulla base dell’effettiva valutazione delle caratteristiche dell’area. All’intero del Piano Faunistico, si dovrà tenere conto delle colture presenti e dovranno essere escluse dalle delimitazioni quelle zone, anche se boscate, in cui in passato questi selvatici non erano presenti.

– Determinare le densità massime a fine stagione venatoria considerando il carico complessivo delle diverse specie, in modo da contenere il danneggiamento alle colture agricole ed il rischio per incidenti stradali.

– Rivedere, innalzando il tetto dei prelevamenti, gli obiettivi dei piani di abbattimenti per le diverse aree.

– Anticipare e posticipare la data di inizio e di fine della caccia al cinghiale ed ampliare i periodi di caccia oltre i normali calendari al superamento delle soglie di densità sostenibile. A tal proposito dovrebbe essere introdotto il concetto di “immediato potere sostitutivo” che Regione e Province possono far valere nei confronti di chi non raggiunge determinati obiettivi (presenze, abbattimenti, danni, etc.).

– Censire, in modo corretto e puntuale, la presenza degli animali presenti affidando la responsabilità dei censimenti a “proprio” personale qualificato che quantifica realisticamente le presenze al fine di adottare piani di abbattimento corrispondenti al vero.

– Garantire efficaci interventi di controllo nelle aree non vocate in modo da perseguire l’obiettivo di “densità zero”. Da queste aree, quando presenti, gli ungulati dovranno essere eradicati tempestivamente. A tale scopo, in presenza di segnalazione di danni alle colture, dovrà essere autorizzato l’intervento diretto ed immediato dell’imprenditore agricolo o di un suo incaricato, abilitato al controllo della fauna. Il problema deve essere “gestito” sull’intero territorio regionale, comprese le aree a divieto di caccia, dove oggi gli animali si rifugiano quando si apre la stagione venatoria. Si chiede che la gestione dell’art. 37 sia quanto più snella e immediata possibile, così come avviene in altre regioni italiane, anche limitrofe.

– Definire accordi con tutti i titolari della gestione delle aree a divieto di caccia per effettuare il controllo degli ungulati, prevedendo la possibilità di un intervento diretto dell’Amministrazione Provinciale, qualora gli obiettivi non siano raggiunti.

– Individuazione di soluzioni condivise con le aree a divieto assoluto di caccia (es. Parchi) che oggi sono il polmone di rifugio dei predatori che di notte, non avendo all’interno più cibo a sufficienza, escono per “pascolare” nei campi, devastando le colture.

– Promuovere e realizzare intese con gli imprenditori agricoli interessati per l’installazione di sistemi di prevenzione dei danni che, comunque, non devono essere a carico degli agricoltori.

– Mettere in atto sistemi di controllo per limitare i danni alle colture provocati da storni, piccioni e corvidi.

– Assicurare il diritto al risarcimento del danno in base alle stime che tengano conto sia del valore del prodotto perduto, che dei danni pluriennali o permanenti alle strutture produttive e agli impianti. Definire procedure più snelle e tempi certi di pagamento. Svincolare definitivamente il risarcimento dei danni dalle azioni di prevenzione che non sempre possono essere effettuate e/o sono prevedibili. Tutte le azioni e le attività di prevenzione (recinzioni, dissuasori, etc.) devono essere posti a carico dell’Ente pubblico o degli ATC.

– Prevedere una modalità di risarcimento dei danni che “prioritariamente” vada a preferire gli agricoltori professionali, quelli cioè che vivono prevalentemente con il reddito agricolo, così come si stanno orientando le proposte europee per la PAC post 2013.

– Provvedere, entro i termini stabiliti, alle nomine per il rinnovo dei Comitati di Gestione degli ATC individuando soggetti di provata competenza e, per quanto riguarda le rappresentanze delle organizzazioni, tenendo conto dell’effettiva rappresentatività delle organizzazioni stesse a livello territoriale.

LE AZIONI

È di tutta evidenza che l’emergenza ungulati non è più sostenibile, né tanto meno rimandabile e quindi va affrontata senza ulteriori ritardi e rinvii. Da qui l’auspicio che le richieste formalizzate in questo documento dal mondo agricolo siano accolte e fatte proprie dall’Amministrazione Provinciale nella definizione del Piano Faunistico e nei conseguenti atti di programmazione e di gestione.
Coldiretti, a partire da oggi, metterà in campo tutte le azioni necessarie per far valere il diritto di “fare impresa”. A tale scopo saranno utilizzati metodi e regole straordinari, con l’obiettivo di ripristinare un corretto equilibrio faunistico e ambientale aggredendo una situazione non più gestibile ordinariamente.