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Yara, Maroni: ‘Non sia un’altra Avetrana’

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Yara, Maroni: ‘Non sia un’altra Avetrana’

Roma (Adnkronos/Ign) – "Del caso di Brembate non parlo perché ci sono investigazioni in corso e sarebbe opportuno che si lasciassero lavorare gli investigatori per evitare di farne un altro caso mediatico come quello di Avetrana", ha dichiarato il ministro dell'Interno Roberto Maroni ai microfoni di Radio 24 in merito agli sviluppi sulla scomparsa della 13enne Yara Gambirasio. ''Non vorrei – ha poi aggiunto riferendosi al cartello razzista apparso ieri in paese – che un cartello messo da una persona che ha un atteggiamento che lo stesso sindaco di Brembate di Sopra ha condannato e che io condanno diventi poi il simbolo di tutta quella comunità: una comunità che è invece operosa, coerente". E interviene anche il Garante per la protezione dei dati personali invitando i media, "nell'esercitare il legittimo diritto di cronaca riguardo ad un fatto di sicuro interesse pubblico, a usare sempre la necessaria responsabilità e sensibilità e a rispettare la richiesta di riservatezza che proviene dalla famiglia e dalla comunità cittadina". "La vicenda di Yara, infatti -si legge in una nota- va purtroppo profilandosi come un fatto di cronaca particolarmente doloroso, le cui circostanze e implicazioni potrebbero ledere gravemente la dignità della minore, colpire la famiglia nei suoi affetti più intimi e provocare ulteriore dolore e lacerazione nella comunità nella quale Yara è cresciuta". Il Garante chiede, dunque, ai media "di evitare accanimenti informativi sul caso e di limitarsi a profili di stretta essenzialità, astenendosi dal riportare dettagli e particolari che rendano la ragazzina e la sua famiglia vittime di inutili morbosità". C'è infatti il rischio di fare della vicenda di Yara un ''ennesimo caso mediatico'', ma bisogna avere il coraggio di dire ''no alla pornografia del dolore'', dice Mario Morcellini, preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell'Università La Sapienza della capitale. ''Come ha detto il ministro degli Interni, Maroni – spiega a Ign, testata online dell'Adnkronos – bisogna stare attenti a non ricadere nell'errore fatto per Avetrana. Nel caso di Sarah Scazzi agenzie, giornali e televisioni, non solo programmi informativi, hanno dato vita a una sorta di sovraesposizione mediatica. Altrimenti le vittime diventano tali due volte: prima della violenza cieca e poi di quella dei media. Ci vuole rispetto a maggior ragione nei confronti di una famiglia come quella di Yara, che in una vicenda così tragica ha dimostrato di saper tenere un comportamento più che civile, quasi religioso. Sono stati capaci di non seguire, pur nel dolore, e fomentare l'ansia collettiva''. Quanto ai cartelloni anti-immigrati apparsi a Brembate di Sopra, aggiunge Morcellini, ''in un Paese sciagurato come il nostro, dove qualche sciagurato scrive cartelli offensivi, mi ha colpito in particolare la pacatezza del sindaco che, indipendentemente dalla sua appartenenza politica, è riuscito a richiamare i cittadini alla calma, sottolineando che il caso della tredicenne scomparsa è un episodio e che non bisogna generalizzare''. Nei fatti di cronaca la responsabilità dei mass media è grande. ''Devono scegliere di parlare della realtà – aggiunge Morcellini – di quello che è successo nel Paese senza lasciarsi trascinare dalla tentazione di rimestare nel torbido. Quando non ci sono fatti nuovi, è inutile. I media devono essere registratori della realtà, non la devono stimolare". ''Non bisogna enfatizzare l'evento – aggiunge -, perché queste scelte hanno un costo pesante per la nostra società. Credo si debba dire con forza 'no' alla pornografia del dolore''. Il preside Morcellini invita poi a fare attenzione al "rimando multimediale". ''I media devono parlare della realtà – dice – e non raccontare come altri riportano la notizia. Nella vicenda di Sarah Scazzi c'è stata una stratificazione di rimandi in particolare per quanto ha riguardato la rete che ha portato a perdere di vista il limite della notizia. Finisce così per essere realtà non quello che è successo nel paese, colpito così duramente anche dalla deprivazione culturale, ma quello che ha detto uno in una trasmissione televisiva. Non c'entra niente con la realtà che va distinta sempre dagli estremismi della rappresentazione''.

Articlolo scritto da: Adnkronos