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Gli effetti della crisi economica sui giovani

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AREZZO – Giovani in primo piano, loro malgrado. Ha cominciato Padoa Schioppa coniando il termine bamboccioni, ha ripreso l’argomento il ministro Brunetta lanciando la proposta di una legge per farli uscire di casa a 18 anni, li ha messi in primo piano pochi giorni fa l’Istat rilevando 2 milioni di giovani italiani che non lavorano e non studiano, il più alto numero tra i paesi europei. Per ultimo, in ordine di tempo, ne ha parlato Draghi all’assemblea annuale di Bankitalia dichiarando che i giovani sono le maggiori vittime della crisi: tra i 20 e i 34 anni la disoccupazione raggiunge il 13%.
“Giovani sulla bocca di tutti, quindi, quasi più per i vizi che per le loro virtù – dichiara Mirko Turci, Presidente Giovani Imprenditori CNA Arezzo – La crisi economica, in realtà, impone di trattare temi come questo in maniera tutt’altro che semplicistica. È innegabile che i giovani abbiano difficoltà a trovare lavoro, figuriamoci un alloggio, e non li si può definire bamboccioni per questo. Quelli che non se ne vanno dalla casa dei genitori per comodità saranno al massimo un 10 per cento. Gli altri non se ne vanno semplicemente perché non possono. E sfido chiunque a trovare un giovane che rifiuti di andare via dalla casa materna se gli si propone un lavoro e la possibilità di mantenersi da solo”.
Quale invece la fotografia dei Giovani Imprenditori? Gli under 40 di CNA Arezzo sono quasi il 30% di 4500 associati, ed una buona percentuale sono donne che operano specie nei servizi alla persona. Hanno un’istruzione più elevata dei genitori (la stragrande maggioranza ha la media superiore, pochi ancora i laureati) e le imprese più recenti sono sempre più orientate verso settori innovativi come ICT, energie rinnovabili o elettronica.
“Come imprenditori siamo cresciuti alla scuola dei nostri padri – precisa il Presidente Turci – la scuola di chi ha sempre fatto del proprio meglio, essendo pronto al peggio. È per questo che la crisi ci spaventa, ma non ci ingessa né ci ferma. Quasi la metà di noi ha iniziato con capitali propri, gli altri li hanno ottenuti da familiari, parenti o amici. Investendo nelle nostre piccole imprese, abbiamo sfidato una burocrazia fra le più gravose al mondo, una tassazione che non ha pari. Non possiamo quindi che accogliere positivamente la novità annunciata dal Ministro Tremonti in merito alla possibilità di aprire un’azienda rapidamente, superando quegli ostacoli burocratici che frenano sia lo start up che l’espansione di imprese sul mercato. Se le imprese crescono – conclude Turci – creano ricchezza ed occupazione e, di pari passo, opportunità per i giovani”.