Roma (Adnkronos) – Negli ultimi 60 anni in Italia si sono contate 3.362 vittime, una media di 61 decessi all'anno, per frane, esondazioni di torrenti, colate di fango e di detriti, senza contare la tragedia del Vajont del 1963 che, da sola, ha ucciso 1.910 persone. L'evento più funesto dalla metà del secolo scorso, inoltre, è stata l'alluvione di Salerno che, nel 1954, ha tolto la vita a 318 persone. Secondo l'annuario Ispra, a partire dal 1950, quasi ogni anno si sono dovuti registrare decessi provocati da dissesti idrogeologici, per un totale di 1.475 vittime.
Quanto ai danni provocati da frane e alluvioni, ripararli sono costati al nostro Paese, negli ultimi 58 anni, più che mettere in sicurezza il territorio. Senza contare l'incalcolabile perdita di vite umane e le ricadute sul sistema economico per le attività imprenditoriali perdute, l'Italia ha infatti speso oltre 52 mld di euro, una media di 1 mld l'anno, negli ultimi 58 anni, dal 1951 al 2009, per riparare i danni provocati da frane o alluvioni. Cifre, diffuse dalla geologa Tiziana Guida, segretaria tecnica per la tutela del Territorio del ministero dell'Ambiente, nel recente summit 'Le Frane in Casa' tenutosi a Roma, che parlano chiaro sul peso del dissestesto idrogeologico italiano per le casse dello Stato. In particolare, solo negli ultimi 40 anni, i fondi sono ammontati a 30 mld di euro, con una media di 750 mln euro l'anno, e negli ultimi 20 anni a 22 mld di euro, con una media di 1,1 mld l'anno. Per mettere in sicurezza il territorio italiano dai rischi idrogeologici, che coinvolgono più di 6.600 comuni pari all'81,9% sul totale, sarebbero necessari 11.000 interventi riconosciuti come necessari nei Pai, Piani stralcio per l'Assetto idrogeologico, per un fabbisogno di circa 40 miliardi di euro.
Secondo i geologi, dunque, i costi per riparare i danni delle frane "non reggono il confronto" con gli stanziamenti destinati alla prevenzione fatti negli ultimi 20 anni e pari ad appena un terzo delle spese per interventi per giunta parziali sui danni registrati. Solo per fare qualche drammatico esempio, l'alluvione che colpì l'Italia nord-occidentale nel novembre 1994 produsse in soli 5 gioni danni per 8-13 mld di euro e 68 vittime, oltre che disoccupati temporanei, mancati guadagni ed un numero imprecisato di ore di lavoro perse. E, ancora, l'alluvione del Po dell'ottobre-novembre 2000, che vide più di 40mila persone evacuate durante l'emergenza, ha prodotto danni strutturali stimati in oltre 5,6 mld di euro. Le frane che hanno colpito nel novembre del 2002 la Lombardia hanno prodotto danni alle opere pubbliche, alle infrastrutture e alle opere di difesa del suolo per 640 mln di euro, mentre 115 mln di euro sono la stima dei danni alle strutture private. Dal canto suo il Cnr-Irpi rivela che il Trentino Alto Adige e la Campania sono le regioni italiane a maggior rischio frana del nostro Paese, subito seguite dalla Sicilia. Secondo il documento, il Trentino Alto Adige ha registrato, dal 1950 al 2008, 675 vittime dovute a 198 eventi franosi, la Campania 431 vittime in 231 eventi, e la Sicilia 374 vittime in 33 eventi. Ma anche altri territori raccolgono tristi primati riguardo il rischio frane. E' il caso del Piemonte che, sempre negli stessi anni, ha contato 252 vittime in 88 eventi, del Veneto che, con il solo evento del Vajont del 9 ottobre 1963, ha avutooltre 1.900 vittime. Ma non solo. Molte anche le regioni italiane esposte al rischio inondazione. A cominciare dal Piemonte che ha contato 235 vittime in 73 eventi alluvionali, continuando con la Campania (211 vittime in 59 eventi), la Toscana (456 vittime in 51 eventi), e la Calabria (517 vittime in 37 eventi).
Articlolo scritto da: Adnkronos