Home Attualità Sale l’attesa per i ‘Bastardi’ di Tarantino

Sale l’attesa per i ‘Bastardi’ di Tarantino

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ROMA – Fan in delirio per l'uscita di 'Bastardi senza gloria' del regista cult Quentin Tarantino, che sarà presentato stasera in anteprima a Roma. Prima ancora dell'uscita della pellicola nelle sale, si è scatenata la caccia ai gadget legati al film: dalla maglietta mimetica con il titolo del film alla medaglietta da collo in stile militare dove invece del numero di matricola è incisa la frase "sono un vero bastardo".

La pellicola, che uscirà nelle sale italiane il 2 ottobre in circa 400 copie (molte delle quali in versione originale sottotitolata), è stata presentata all'ultimo Festival di Cannes (Palma d'Oro per la migliore interpretazione maschile a Christoph Waltz) ed è interpretata, tra gli altri, da Brad Pitt, Eli Roth, Michael Fassbender e Melanie Laurent.

"Nei miei film precedenti non c'era nulla di proibito: qui invece verso la fine la Storia va da un lato e io scelgo di prendere un'altra direzione'', spiega Tarantino presentando la sua ultima fatica. ''Di fatto, però – continua -, sono i protagonisti del film che hanno (ri)scritto il corso degli eventi, della guerra: vivendo il momento, ignari di come fossero andate realmente le cose, hanno cambiato il finale di un avvenimento che in realtà andò diversamente". Potere del cinema, nel senso più "pratico" del termine, "con il Terzo Reich demolito grazie ad un incendio propagato da un ammasso di pellicole".

"L'opera della maturità? Non credo esista un progresso, o una crescita, nel corso della mia carriera da regista sono sempre andato avanti e indietro – dice Tarantino – Dopo 'Pulp Fiction' ho fatto 'Jackie Brown', da molti considerato il mio film più' 'maturo', poi ho fatto 'Kill Bill': diciamo che continuo a fare quello che mi piace in un dato momento, nulla di più".

E per "riscrivere" la Storia, il regista di Knoxville si affida anche al rovesciamento di un cliché ormai molto abusato sul grande schermo: l'ebreo visto sempre e solo come vittima della Shoah. "Volevo realizzare un film con una missione – racconta ancora Tarantino – una volta stabilito il genere, simile al 'maccheroni-combat', e il tipo di uomini da utilizzare, ho pensato che sarebbe stato interessante raccontare la storia di un gruppo di ebrei americani che andavano in cerca dei nazisti per ucciderli e prendergli lo scalpo, diventando così una leggenda e uno spauracchio per le truppe tedesche nella Francia occupata: l'idea dei 'bastardi senza gloria' nasce proprio perché è un qualcosa che non avevo mai visto prima. Volevo vedere e mettere in mostra l'altro lato della faccenda".

Tra questi, capitanati dal tenente Aldo Raine (Brad Pitt), anche il temibile Danny Donowitz, soprannominato 'Orso ebreo', interpretato da Eli Roth: "Sono ebreo, e sono cresciuto vedendo innumerevoli film in cui eravamo sempre rappresentati come vittime: impugnare la mazza da baseball e dare vita al 'Bear Jew' è stato a dir poco liberatorio…", racconta l'attore, che per rimanere sul set ha dovuto affrontare l'unica vera prova che Tarantino pretende dal cast: "Conoscere il personaggio così come conosci i tuoi migliori amici, avvicinarti a conoscerlo quasi quanto lo conosco io, che gli ho dato vita mentre scrivevo la sceneggiatura".

"Non mi considero un cineasta americano – dice ancora il regista – faccio film per il mondo e l'America è solo un mercato: crescendo sono stato influenzato dalle opere provenienti dalle più disparate cinematografie, dai poliziotteschi di Fernando Di Leo ai polar di Melville, passando per i film hongkonghesi sulle Triadi o giapponesi sulla yakuza: come un aspirapolvere, ho preso tante cose da tutto e quando mi metto a scrivere e poi a dirigere un film lo faccio con un approccio non hollywoodiano. Forse per questo il pubblico da ogni parte del mondo risponde in maniera ogni volta differente alle mie creature".

Chissà come andranno le cose qui da noi, allora, visto il dichiarato (ennesimo) omaggio ad Edwige Fenech ("Ed Fenech" è il nome del generale interpretato da Mike Myers in un cammeo) e l'irresistibile sequenza in cui Brad Pitt ed Eli Roth si fingono "cinematografari" nostrani e tentano un improbabile italiano: "Ho imparato la vostra lingua in un'accademia davvero speciale – dice divertito Eli Roth – quella dei vari Bombolo, Alvaro Vitali, Lino Banfi''.

Brad Pitt snobba Roma, ma non il Festival di San Sebastian Donostia Zinemaldia, dove ha raccontato. ''Tarantino mi ha conquistato in una notte di pizza e coca cola. La mattina dopo non avevamo chiuso occhio, avevo il salotto pieno di lattine e cartoni e non avevamo smesso un attimo di parlare''.

''Tarantino es Dios, e il suo set era come una chiesa'', continua Pitt. ''Otto anni di lavoro lo hanno portato a una sceneggiatura perfetta, ha lavorato con me aiutandomi a inventare l'accento del mio personaggio. Il mio Aldo Raine ha una parlata così musicale che i miei figli lo imitano continuamente: avete idea di quanto sia divergente sentir quella cadenza da una piccola bimba asiatica?''. ''Lui – insiste – mi diceva di cambiare quel che non mi convinceva nel copione, io non ho avuto bisogno di spostare neanche una virgola''. Pitt ricorda quasi con nostalgia i mesi delle riprese, ''qualcosa di unico, era un set multilingue e così dovrebbero essere tutti i film''.

E se conferma i prossimi film 'Moneyball' e 'The lost city of Z' (in cui sarà di nuovo un militare), stupisce quando dice ''di non essere poi così richiesto, o meglio, cerco di tenermi il più libero possibile, per poter accettare capolavori come questo''.

In Italia intanto è caccia all'invito per l'anteprima di stasera, alla presenza del regista, al Warner Moderno di Piazza della Repubblica. Saranno tantissimi i vip che parteciperanno alla proiezione e al successivo party al Cafè Doney di Via Veneto: da Antonella Clerici ai coniugi Raoul e Chiara Bova, da Serena Dandini ad Alberto Tomba, da Michele Placido ad Alex Britti, da Tiziana Ferrario a Rita Rusic, da Bruno Vespa a Giovanni Floris, da Claudia Gerini a dj Bob Sinclair.

Articlolo scritto da: Adnkronos/Cinematografo.it/Ign