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La febbre suina potrebbe riaffacciarsi in autunno

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La febbre suina potrebbe riaffacciarsi in autunno

ROMA – Dal Messico e dagli Stati Uniti arrivano segnali "incoraggianti", ma dopo i primi quattro casi finora confermati in Italia non e' ancora il momento di archiviare le preoccupazioni legate alla febbre suina. "Fra le ipotesi c'e' quella che oggi il virus dell'influenza suina abbia fatto una specie di 'promo', uno spot promozionale. Nelle prossime settimane infatti, complice il caldo, il virus sembrerà sparire", prevede il virologo dell'università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco.

"Ma poi in autunno, con condizioni climatiche più favorevoli, potrebbe tornare e diventare uno dei microrganismi responsabili dell'influenza stagionale, con gli stessi effetti e danni che potrebbero essere moltiplicati", dice lo specialista, che ricorda come "nella stagione 2008-2009 l'influenza 'classica' ha fatto 4.500 morti in Italia. Decessi mal contati – sottolinea il virologo all'ADNKRONOS SALUTE – perché' per lo più si muore di complicanze, e non tutte vengono sempre collegate al virus".

Dunque se una normale influenza "e' degenerata in complicanze per circa 4 milioni di italiani, uccidendone almeno 4.500, possiamo pensare – stima l'esperto – che la nuova influenza si diffonderà il triplo, con 12 milioni di casi, uccidendo anche tre volte di piu'". Di questa minaccia si terra' conto nel disegnare il vaccino anti-influenzale per la prossima stagione, assicura l'esperto.

"Al siero trivalente gia' previsto – racconta Pregliasco – c'e' l'ipotesi di abbinare un vaccino monovalente successivo, da somministrare in seguito, quindi con due dosi. Oppure si potrebbe pensare a un quadrivalente (tre piu' uno), per proteggere contro tutti i possibili virus influenzali".

Chi vaccinare, oltre agli anziani, ai malati e alle persone immunodepresse? "Ci sarà una pianificazione specifica che, tenendo conto della situazione e degli scenari piu' probabili, potrà' prevedere la somministrazione diversificata del vaccino anche a categorie diverse di persone rispetto a quanto accade di solito", dice l'esperto. Nel caso di pandemia, ricorda Pregliasco, "ci sono tappe precise e indicazioni specifiche per la somministrazione del vaccino, a partire dagli operatori sanitari".

In ogni caso, il sistema di allerta dell'Organizzazione mondiale della sanità "in poco tempo ha raggiunto un livello molto alto, cinque contro solo la fase tre dell'influenza aviaria". E questo da' un'idea della capacita' di diffusione del patogeno, "che comunque ha le caratteristiche di una normale influenza, con dolore muscolare, febbre più o meno alta, tosse. Dunque non deve terrorizzare – conclude – ma e' opportuno tenere sempre alta la guardia".

Articlolo scritto da: Adnkronos