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Francesca Tavanti: perché mi candido

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AREZZO – «Inizio con una premessa doverosa: non mi candido contro un avversario. Mi candido perché credo di avere idee, passioni e professionalità per impegnarmi concretamente per portare in Regione le istante della nostra provincia.
Mi candido perché voglio impostare la campagna elettorale con la più ampia partecipazione e trasparenza, tenendo il tono del dibattito alto e civile ed ancorato ai tanti problemi che interessano il nostro territorio.
Sono fermamente convinta che una candidatura non si nutre di promesse che durano giusto il tempo di un battito di ciglia, ma si alimenta, prima di tutto, di principi e poi di concretezze.
Da sempre ritengo che la politica debba essere intesa come il massimo impegno di una persona a favore della collettività che rappresenta: in questi due anni come assessore alle Politiche Sociali e Scolastiche ho cercato di interpretare al meglio questo mio modo di intendere la vita amministrativa.
Molte persone, direttamente o indirettamente, mi hanno chiesto di candidarmi, mi hanno chiesto di provarci: per questo ho preso questa decisione. Non mi va di impormi, mi piace invece mettermi a disposizione e, indipendentemente da chi verrà eletto, credo che sia importante offrire a tutti i cittadini la testimonianza di un impegno politico volto quotidianamente ad affermare i valori della convivenza civile, dell’impegno civico in un quadro di progressivo miglioramento della qualità della vita.
In questa ottica credo che la rappresentanza aretina in Regione può e deve fare molto.
Vi invito, quindi, a seguirmi in queste settimane di campagna elettorale, vi invito a conoscere il mio programma: non ho pensato a frasi d’effetto, quelle servono solo per catturare i voti. Io amo le cose dirette, importanti, fattibili e soprattutto concrete che al centro abbiamo attenzioni alle necessità delle persone che rappresentiamo.
Solo lavorando seriamente si potrà costruire qualcosa di nuovo e positivo per la nostra provincia ed io, quanto a serietà ed impegno, non vi deluderò.»