CARACAS – Dopo quella con la Bolivia, è crisi diplomatica anche tra Washington e Caracas. Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha ordinato all'ambasciatore americano Patrick Duddy di lasciare il Paese entro le prossime 72 ore, accusandolo di cospirare contro il suo governo. "Stanno cercando di fare qui quello che stanno facendo in Bolivia", ha denunciato Chavez, all'indomani dell'ordine di espulsione dato dal presidente boliviano Evo Morales all'ambasciatore americano a La Paz, accusato di sostenere gli autonomisti delle province della cosiddetta "Mezzaluna".
Un nuovo ambasciatore degli Stati Uniti, ha fatto sapere il presidente del Venezuela che ha spiegato di aver agito in solidarietà con Morales, non sarà il benvenuto a Caracas "fino a quando ci sarà un governo americano che non rispetta il popolo latinoamericano". "Questo è troppo, yankees – ha detto ieri sera Chavez, riprendendo il suo consueto tono di sfida nei confronti degli "imperialisti" americani – Ritengo il governo degli Stati Uniti responsabile di tutte le cospirazioni contro le nostre nazioni. Da questo momento, l'ambasciatore yankee a Caracas ha 72 ore di tempo per lasciare il Venezuela". Contemporaneamente, il presidente venezuelano ha detto di aver chiesto al ministro degli Esteri di richiamare in patria l'ambasciatore a Washington, Bernardo Alvarez, "prima che siano loro a mandarlo via".
L'ambasciata americana, dopo la nuova tirata di Chavez, si è limitata a dire di essere al corrente delle parole del presidente venezuelano, ma di non aver ricevuto alcuna notifica ufficiale sull'ordine di espulsione per Duddy, che al momento si trova negli Stati Uniti.
Intanto, Brasile, Cile, Argentina e la stessa
Venezuela hanno espresso il proprio sostegno al governo del presidente Morales
e hanno annunciato di voler tentare una mediazione nella crisi politica in corso in Bolivia, dove ieri si sono registrati otto morti negli scontri tra le autorità e i gruppi autonomisti, scontri che fanno temere il rischio di una guerra civile.
I negoziati, secondo quanto riferito da un consigliere del presidente brasiliano Luis Inacio Lula da Silva, saranno guidati dal Gruppo di amici della Bolivia, che comprende Brasile, Argentina e Colombia e a cui si è associato il Cile che, attraverso il presidente Michelle Bachelet, ha invocato "un dialogo costruttivo" per arrivare a "un accordo tra tutti i boliviani, a vantaggio della democrazia".