«Interessanti contraddizioni del Governo: da una parte si attacca il pubblico impiego e si rivendicano criteri meritocratici e dall’altra si sostituisce, quale elemento di merito, il titolo di studio con il certificato di residenza.
La maggioranza governativa è infatti intervenuta, in Commissione Lavoro, sulle norme in materia di territorializzazione delle prove concorsuali: l’articolo è stato peggiorato con due emendamenti di matrice leghista con i quali si è previsto che in caso di parità di punteggio, nelle prove concorsuali, debba prevalere la posizione di chi risiede nella sede di impiego, mentre, con una misura che si potrebbe ribattezzare “salva asini”, si è voluto escludere che il punteggio del titolo di studio costituisca titolo di merito nella formazione delle graduatorie dei concorsi per il reclutamento del personale presso le amministrazioni pubbliche.»