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WWF: ‘tagliare le emissioni si può, e con profitto’

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WWF: ‘tagliare le emissioni si può, e con profitto’

PARIGI – Dodici le aziende nel mondo ‘amiche del clima’, protagoniste del progetto Climate Saver insieme al WWF per una drastica riduzione delle emissioni di CO2: la sfida e l’impegno di Johnson & Johnson, IBM, Nike, Polaroid, Collins, Xanterra (Stati Uniti), Sagawa, Sony (Giappone), Lafarge (Francia), Catalyst (Canada), Tetra Pak (Svezia), e Novo Nordisk (Danimarca) è di eliminarne 10 milioni di tonnellate all’anno entro il 2010.
I dati dell’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), che saranno ufficialmente resi noti domani 2 febbraio non lasciano spazio a interpretazioni: sono ormai in atto alterazioni del sistema climatico dovute alle emissioni di gas serra (la concentrazione di CO2 – il più importante dei gas serra – nell’atmosfera è la più elevata mai registrata negli ultimi 800.000 anni), con proiezioni di possibili “futuri climatici” globali che non possono più essere considerati meri esercizi accademici: la temperatura terrestre potrebbe aumentare fino a 6° C entro il 2100, con conseguente scioglimento dei ghiacci e innalzamento del livello globale marino. Ma i mutamenti climatici sono un problema dell’oggi, i cui effetti si cominciano già a far sentire, e vedere.
“Occorre partire da queste analisi e operare una drammatica inversione di tendenza mettendo in atto azioni concrete – commenta James Leape, Direttore Generale di WWF Internazionale – Climate Saver è rivolto alle grandi aziende che con le loro scelte possono fare la differenza, anche a dispetto di politiche nazionali poco lungimiranti. Se le 1.300 più grandi aziende del mondo entrassero nel programma, avremmo fatti salvi gli obiettivi di Kyoto”.

Climate Saver dimostra infatti come le aziende possano agire responsabilmente a favore del clima e contestualmente cogliere importanti opportunità di sviluppo: la lotta al cambiamento climatico, in altre parole, si traduce per un’impresa in innovazione, competitività, ottime performance economiche.
Bruno Lafont, direttore generale di Lafarge, il più grande produttore di cemento al mondo: “Eravamo ottimisti circa la riduzione delle nostre emissioni fin dall'inizio, ma Climate Saver ha innescato un processo d’innovazione che non ci aspettavamo”.
Sarah Severn, Direttore Corporate Responsibility Horizons della Nike, multinazionale dell’abbigliamento (il gruppo è stato premiato per aver raggiunto il suo obiettivo di riduzione della CO2) : “I vincoli possono indurre ad un’ innovazione incredibile, abbiamo avuto grandi risultati in termini di efficienza e i prossimi passi prevedono partnership con fornitori che possano ulteriormente contribuire a ridurre la nostra impronta sul clima. In 7 anni, aderendo al Programma Climate Saver la Nike ha ridotto le sue emissioni di Co2 del 13%’’.Serge Foucher, vice presidente esecutivo di Sony Europa Gmbh: “Sony partecipa a Climate Saver perché crediamo che sia cruciale mantenere il riscaldamento globale sotto la soglia di pericolo dell’incremento dei 2°C rispetto alla temperatura della superficie della Terra nell’era preindustriale.”

A che punto è l’Italia?
“Nessuno dei grandi gruppi italiani ha ancora aderito a Climate Saver. Il WWF Italia si augura che presto uno di essi faccia da apripista, che si inneschi un virtuoso effetto domino. Tutti i comparti industriali, da quelli a forte impatto come il cementiero o il metallurgico e l’automobilistico, ma anche il manifatturiero, l’alimentare, quello dell’abbigliamento – settori nei quali siamo protagonisti in Italia e nel mondo – possono farsi portatori di una nuova cultura d’impresa scegliendo di orientare le proprie scelte industriali verso le Emissioni Zero (prima di tutto di CO2, l’ anidride carbonica); possono, perché no, immaginare di precorrere i tempi della politica come accaduto negli Stati Uniti dove la General Electric o l’Alcoa, per esempio, hanno deciso di ridurre le loro emissioni di CO2 nonostante la politica di chiusura verso il Protocollo di Kyoto dell’amministrazione Bush”.
Il WWF auspica, quindi, di poter presto vedere i sigoli gruppi industriali e l’associazione che li raggruppa, Confindustria, seguire le orme di altre realtà già operanti in Europa e oltreoceano con posizione forte e univoca, perché il riscaldamento globale si configura come una sfida non più rinviabile per i destini della specie umana e della Natura, anche per le sue conseguenze sull’economia, come dimostra il rapporto Stern.