
AREZZO – La presenza di cittadini stranieri in Provincia di Arezzo e, in particolare, quella che viene definita la seconda generazione di immigrati sono al centro del terzo rapporto sull’immigrazione presentato nella sala dei Grandi del palazzo della Provincia. La ricerca, curata dall’osservatorio provinciale delle politiche sociali e da Ucodep, propone uno studio molto approfondito non solo sotto l’aspetto demografico, come spiega il Vicepresidente della Provincia Mirella Ricci. "Lo studio si pone l’obiettivo di capire cosa sta succedendo dal punto di vista delle presenze straniere nel nostro territorio nel campo della scuola, del lavoro e della sanità e propone anche una proiezione futura partendo dai dati degli ultimi dieci anni – spiega Mirella Ricci. Si sta modificando la composizione delle nostre comunità perché l’età media della popolazione autoctona aumenta e a mantenere attivo il saldo della popolazione sono proprio gli immigrati, che hanno un’età media molto più bassa e un tasso di natalità superiore. Gli stranieri sono ormai parte integrante della nostra comunità e non devono creare situazioni di allarme sul piano della sicurezza percepita dai cittadini, perché le nostre radici ci permettono di non averne paura e perché i dati sulla criminalità ed il numero delle espulsioni sono tranquillizzanti. Dobbiamo creare sempre più un dialogo fondato sulle reciprocità di diritti e doveri, vedendo l’immigrazione non come un allarme ma come una risorsa ed operando una mediazione profonda tra culture diverse. Particolare attenzione va riservata alla seconda generazione di immigrati, che sono un po’ una terra di mezzo tra chi ha ancora le radici nel suo paese di origine e chi sarà, nella terza generazione, italiano a tutti gli effetti. Lo studio, con le testimonianze dirette dei ragazzi che frequentano le nostre scuole superiori, dimostra che i sogni dei ragazzi aretini e stranieri sono sovrapponibili, a differenza di quelli dei genitori", conclude il Vicepresidente della Provincia. Ad illustrare i dati del rapporto è il dottor Marco la Mastra, che lo ha curato insieme a Lorenzo Luatti. "E’ un lavoro abbastanza complesso perché raccoglie tutti i dati che di solito vengono invece presentati in maniera settoriale – afferma La Mastra. I dati più aggiornati ci dicono che la presenza di stranieri nel territorio provinciale ammonta a oltre 24.000 persone, pari al 7,2% della popolazione complessiva. Per la prima volta la presenza straniera supera il 10% in due comuni, Bibbiena e Poppi, e lo sfiora a Talla e Stia. C’è una grande eterogeneità di gruppi linguistici e culturali, con 130 nazionalità diverse presenti, e le presenze più numerose sono quelle di rumeni, albanesi e marocchini, seguiti da quelli provenienti da Bangladesh, India e Polonia. La crescita maggiore in questi anni è stata invece di Moldavia e Ucraina, legata all’ambito domestico e all’assistenza alla persona. Un altro elemento molto interessante riguarda la scuola, perché i dati dimostrano che il ritardo degli stranieri è legato solo alla fase iniziale mentre successivamente i loro risultati scolastici sono migliori. Interessante anche l’elevato tasso di imprenditorialità degli stranieri, guidati da rumeni e albanesi, soprattutto con imprese edili, marocchini legati al commercio e pakistani nel settore manifatturiero. Le proiezioni a livello regionale ci dicono, infine, che nel 2020 la crescita della popolazione sarà moderata, ma l’effetto trainante sarà quello della presenza straniera che raggiungerà il 12% della popolazione. L’impatto sulla società toscana sarà quindi non solo quantitativo, ma qualitativo con le seconde e terze generazioni che accederanno ai livelli più alti di istruzione e si integreranno nella nostra società tradizionale", conclude il dottor Marco la Mastra.