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PMI: 625.224 giovani alla guida. Ecco l’identikit

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PMI: 625.224 giovani alla guida. Ecco l’identikit

AREZZO – Hanno meno di 40 anni e nelle loro mani già si trova il futuro dell’artigianato e delle piccole imprese. Sono ben 625.224 i giovani imprenditori alla guida delle Pmi italiane. E nel 2006 le nuove leve delle Pmi sono aumentate dell’8,1% rispetto all’anno precedente. Maggiori invece sono i problemi per gli imprenditori con meno di 30 anni, diminuiti del 4,7% tra il 2005 e il 2006.
‘Dai risultati emersi dal 2° Osservatorio sull’imprenditoria giovanile artigiana presentati all’Assemblea dei Giovani Imprenditori di Confartigianato, i giovani artigiani sono concentrati in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, operano prevalentemente nei settori delle costruzioni e manifatturiero – spiega il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato Imprese Arezzo Filippo Galastri – e, nel 50% dei casi, hanno scelto di continuare la tradizione imprenditoriale della propria famiglia. Appassionati del proprio lavoro e dell’autonomia e creatività garantiti dal mettersi in proprio, puntano soprattutto sull’innovazione per assicurare il successo dell’azienda’.
E’ questo l’identikit dei giovani in testa alle piccole imprese italiane che emerge dal 2° Osservatorio sull’imprenditoria giovanile artigiana presentato all’Assemblea dei Giovani Imprenditori di Confartigianato e organizzata a Firenze il 12 e 13 ottobre scorsi.
‘Di cosa si occupano i giovani imprenditori? Il 48,4% delle attività dei giovani artigiani si concentra nel settore delle costruzioni – continua Galastri – Seguono il comparto manifatturiero (21,1%), i servizi alle persone (12,7%) e i servizi alle imprese (4,3%). Il percorso principale per diventare imprenditori è la successione d’azienda: infatti il 50% dei giovani imprenditori è subentrato ad un familiare nella gestione dell'impresa. Per contro, il 21,7% ha fondato la propria impresa, il 19,8% è entrato come socio e l’8,5% ha acquistato una azienda già esistente’.
Al primo posto tra i fattori di successo indicati dai giovani imprenditori vi è l’innovazione. Poi la crescita dell'azienda e la flessibilità degli apparati produttivi e gestionali. Seguono un buon rapporto interpersonale con i dipendenti fondato su fiducia e collaborazione per condividere il know how aziendale, la capacità di rischio e di creare un forte spirito di squadra.
‘Molte sono le difficoltà che incontrano ogni giorno nella gestione dell'azienda, dal carico di burocrazia alla pressione fiscale, alla congiuntura economica "lenta" – spiega il Presidente dei Giovani Imprenditori di Confartigianato Imprese Arezzo – Nonostante questo, i giovani imprenditori artigiani sono piuttosto soddisfatti della propria attività. Due terzi di loro non si pentono della scelta effettuata e, se potessero tornare indietro, sarebbero disposti ad avviare nuovamente un’attività imprenditoriale. A conferma della soddisfazione della scelta effettuata, ma con qualche preoccupazione per il futuro, tra il 45% e il 60% degli imprenditori, suggerirebbe ai propri figli o familiari la medesima scelta’.
E sono proprio la passione e la soddisfazione personale il motore principale che spinge i giovani ad impegnarsi nella propria azienda, insieme al bisogno di autonomia e creatività, giudicate molto importanti. Mentre l’elevata redditività influenza la scelta in maniera più marginale. ‘Sebbene una parte consistente dei giovani sia subentrata ad un proprio familiare nella conduzione dell’impresa, la tradizione familiare risulta rilevante solo per il 3,4% degli intervistati – conclude Galastri – Il fatto di essere eredi di un’azienda già avviata da altri evidentemente non significa subire passivamente “qualcosa” che passa di padre in figlio, ma cogliere una opportunità. I punti di forza superano i punti di debolezza. Ma continuano ad avere una forte valenza negativa sull'essere imprenditore i rischi di natura economica e di natura ambientale, come racket e microcriminalità, e le difficoltà di tipo gestionale’.