ROMA- I pesci venduti in filetti o tranci possono nascondere specie che avvelenano. E’ quanto sostiene l’Unione Nazionale Consumatori chiedendo una maggiore vigilanza delle ASL, dei NAS e delle Capitanerie di porto in seguito alla vicenda del pericoloso pesce palla argenteo che proviene dall’Oceano Indiano e che sta proliferando nel Mediterraneo a causa dell’innalzamento delle temperature, con dieci vittime in Egitto e Israele, tanto che la prefettura di Atene ha messo in guardia i pescatori. Un decreto del Ministero delle Politiche Agricole del 25 luglio 2005 ha elencato 603 pesci commestibili, escludendo ovviamente circa 500 specie che sono tossiche o letali, come il pesce porcospino, il pesce chimera, il pesce olio di ricino, il pesce palla, eccetera, che nel migliore dei casi provocano effetti fortemente lassativi e nel peggiore la morte. Il pesce palla, afferma l’Unione Consumatori, può essere scambiato per la pregiata rana pescatrice e quando è venduto in filetti è difficilmente riconoscibile anche all’analisi di laboratorio. Poichè in estate c’è un forte aumento dei consumi di pesce, conclude l’associazione di consumatori, con ingenti importazioni dai Paesi terzi, ove diverse specie tossiche sono mangiate tranquillamente dagli abitanti locali che sono abituati alle loro tossine, occorre rafforzare i controlli onde evitare casi di avvelenamento che già sono stati numerosi in passato.