Lo studio elaborato dall’Unione Petrolifera in collaborazione con Nomisma Energia “Rete carburanti: confronto con l’Europa”, presenta aspetti assai interessanti. Infatti, la distribuzione dei carburanti evidenzia crescenti margini operativi delle compagnie cui purtroppo non corrispondono analoghi risultati per i gestori che vedono, anzi, ridurre i propri margini da politiche di marketing aggressivo.
L’analisi di Nomisma dimostra che la rete italiana risulta essere corrispondente alle esigenze di organizzazioni amministrative e sociali, ma il costo non può essere scaricato né sui gestori, né sui consumatori.
In un Paese nel quale la mobilità urbana ed extra urbana non ha la possibilità di contare su una rete di infrastrutture (metropolitane, trasporto pubblico ecc) è evidente che c’è bisogno di un forte ricorso alla mobilità privata in maniera continua, anche sulle piccole distanze, di mezzi propri e quindi di fare rifornimenti contenuti.
Per questo, il ddl Bersani non risolverebbe i problemi ma comporterebbe un aggravio per i consumatori.
Lo studio Nomisma, peraltro, non tocca l’unico punto vero: la rigidità del sistema petrolifero italiano e cioè l’integrazione oligopolistica che non consente libertà di manovra in senso concorrenziale alla rete distributiva.