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Quel fantastico peggior anno della mia vita di Jesse Andrews

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Quel fantastico peggior anno della mia vita di Jesse Andrews

di Roberto Fiorini

Premetto.
Prima di leggere questo libro ero molto scettico, perché non capivo come qualcuno potesse rendere divertente un libro sul cancro, ma in qualche modo Jesse Andrews lo ha fatto.
Oggi decido di parlare di un romanzo pubblicato da Einaudi nel 2015 dal titolo “Quel fantastico peggior anno della mia vita”.
Me and Earl and The Dying Girl – questo il titolo originale – è narrato da Greg, un goffo liceale che non fa parte di alcun gruppo sociale.
Senza amici, ha soltanto uno strampalato collega, Earl, con cui realizza parodie cinematografiche.
Greg documenta ciò che gli è successo durante il suo ultimo anno quando sua madre lo costringe a relazionarsi con la sua ex fidanzata, Rachel, a cui è stata appena diagnosticata una leucemia.
Rachel cerca di costruire una nuova amicizia con il suo ex, mentre Greg cerca disperatamente di non affezionarsi alla ragazza che sta morendo.
Sono in imbarazzo a dirlo, ma questo è probabilmente il libro più divertente che abbia mai letto.
La narrazione autoironica di Greg, estremamente cinica e assolutamente esilarante, insieme alle epiche perle di saggezza di Earl, fanno ridere il lettore ad ogni pagina.
Ne consiglio vivamente una lettura ad alta voce.
Una cosa che forse adesso dovrei chiarire è che “Quel fantastico peggior anno della mia vita” in effetti non parla di cancro ma di amicizia, quella vera, di vita e amore.
Un libro che va contro ogni cliché che siamo soliti incontrare nei romanzi che affrontano il tema del dolore.
Non c’era nessuna commiserazione, nessuna licenza poetica verso amore immortale o viaggi magici.
Si parla di adolescenti, soltanto adolescenti che affrontano una circostanza davvero difficile.
Ho amato molto la scrittura di Jesse Andrews e la sua capacità di rifiutare ogni stereotipo, rifuggendo dal tono melodrammatico.
Per certi versi sembra quasi che cerchi di sottovalutare tutto.
Greg non si innamora perdutamente di Rachel.
Il film che realizza per Rachel non è un pezzo di cinematografia geniale e nessuno finge che lo sia.
Greg cerca di sentirsi il meno possibile con Rachel e non cerca nemmeno di entrare in empatia con la sua situazione, finge di non provare nulla.
Per quanto divertente il libro sa però anche essere triste, molto triste.
In un certo senso è Greg stesso che sembra ignorare quanto sia triste la sua amicizia con  Rachel.
Sembra soltanto.
Poiché Greg, Rachel e Earl non sono così arrabbiati con questa vigliacca malattia, è il lettore stesso che pagina dopo pagina inizia a sentire la responsabilità di sentirsi veramente arrabbiato.
Quindi, tengo a precisare, anche se ho riso costantemente ad ogni riga, ho anche pianto, fiumi di lacrime.
Credo che tutti dovrebbero leggere questo libro.
Che tu sia un adolescente o un uomo di mezza età, un ragazzo o una ragazza, dovresti fermamente leggere il romanzo di Jesse Andrews, lo consiglio davvero.
È quel il tipo di libro che ti rimane addosso per molto tempo dopo averlo letto, non vedi l’ora di riprenderlo in mano per rileggerne alcune pagine, giusto per incontrare di nuovo questi tre originali amici.
Inventiva, umorismo e cuore.
Non ho idea di come scrivere questo stupido libro” si presenta così Greg.
Senza rispondere alla domanda, Greg lascia entrare i lettori nella sua storia, senza timore.
Preferirei non anticipare altro se non che Greg naviga nella sua relazione con Rachel mostrandole i film che ha fatto con Earl, un’opera iniziata in quinta elementare, il remake di Aguirre, Wrath of God.
Questo intero paragrafo è idiota” afferma ad un certo punto Greg.
Non vi è dubbio, Andrews riesce brillantemente a dipingere un ritratto di un ragazzo bizzarro le cui risposte a ciò che vorrei definire costrizione emotiva sono del tutto credibili e comprensive.
Greg sembra non aver imparato assolutamente nulla dalla leucemia di Rachel, ma è chiaro che non è così.
I libri sul cancro spesso inquadrano i pazienti oncologici pediatrici come figure tragiche che muoiono magnificamente mentre insegnano alle persone lezioni importanti.
Il cancro di Rachel non infonde a nessuno o a nulla un significato più profondo.
Non è bello.
Nemmeno tragicamente bello.
Non c’è niente di buono nel suo cancro perché fa schifo.
Fa schifo, ed è ingiusto perché lei sta per morire.
Niente di eroico o filosofico.
È soltanto una ragazza, una ragazza a cui piacciono i poster delle star del cinema e i cuscini: ha grandi denti e a volte è imbarazzata perché ama ridere molto.
Non c’è nulla di grandioso o significativo nella morte di Rachel.
Il cancro non le ha fatto vedere la vita più chiaramente.
Non ha fatto scoprire a nessuno intorno a lei verità rivoluzionarie su se stessi.
Lei però è fantastica.