Sotto il Governo Gentiloni, nel 2017, fu creato l’ennesimo carrozzone, Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente), con il compito, tra gli altri, di stabilire quanto devono pagare i singoli Comuni per il servizio di gestione del rifiuto e dello spazzamento. Il Governo Conte ha poi deciso di non accettare la richiesta di rinvio, a causa dei pesanti effetti negativi del Covid-19, dell’entrata in vigore del nuovo sistema di calcolo del costo dei servizi.
La raccolta differenziata senza impianti di trattamento diventa un costo. A partire da quest’anno inoltre col sistema Arera c’è anche l’obbligo di restituire al gestore il 30% dei ricavi dei proventi derivanti dalla vendita della raccolta differenziata. Tale cifra prima era trattenuta dalle Amministrazioni per calmierare le tariffe. I Comuni diventano così, di fatto, esclusivamente meri “Gabellieri”, che riscuotono dai cittadini le tariffe tramite i bollettini e li destinano, nel nostro caso, a Sei Toscana.
Durante l’ultimo Consiglio comunale è stato approvato l’atto di indirizzo verso la Giunta con il quale si conferisce al Sindaco il mandato di richiedere ad ATO (Ambito Territoriale Ottimale che comprende le province di Grosseto, Siena ed Arezzo, il più vasto d’Italia) che sia acquisito un parere legale per valutare se esistano cause di risoluzione o recesso del contratto in essere, affinché si possa procedere ad una nuova gara che preveda, tra i parametri di partecipazione, i risultati economici, operativi e manageriali del gestore, tali da non causare aggravi della tariffa determinati da un effettivo aumento del costo di raccolta dei rifiuti.
Autorizza altresì il Sindaco ad intraprendere tutte le iniziative ritenute più idonee in sede ANCI contro le nuove modalità di calcolo ARERA, che non agevolano la normale concorrenza e non premiano le buone pratiche di quei Comuni virtuosi che invece avevano avviato un percorso di riduzione della TARI.
Infine si chiede di valutare negli Organi collegiali di ATO ed Anci la proposta di emettere le bollette direttamente da parte del gestore e non dei Comuni, come già avviene per i servizi di acqua e metano.
Fratelli d’Italia ribadisce quanto affermato in occasione degli aumenti TARI, argomento già trattato in Aula consiliare, ricordando che è stata segnalata da tempo la pericolosità del modello aggregatore voluto dalla sinistra, perfetto per gestire il potere e, perchè no, le assunzioni di personale senza passare per i concorsi pubblici, ma deleterio per l’efficacia dei servizi ai cittadini, in quanto i gestori continuano ad essere sempre più lontani dai territori e dalle loro specificità.
Per tornare ad essere protagonisti delle proprie scelte in una dimensione più vicina alle esigenze delle comunità locali è necessario rovesciare il progetto della sinistra e tornare a realtà provinciali, autonome dal punto di vista degli impianti e che insieme ai Comuni possano meglio calibrare i servizi sulla base delle richieste dei cittadini.
La provincia da questo punto di vista sarebbe già pronta per affrontare questa nuova sfida in quanto dotata di tutto il necessario per andare in esercizio operativo in tempi brevi.
Dopo una pandemia senza precedenti non è accettabile continuare a perpetrare giochi di potere sulla pelle dei cittadini, provati da quasi due anni di crisi sanitaria ed economica.