Una parte grande del Paese fatica ad andare avanti. E’ cresciuta la povertà, prosegue lo stillicidio di stabilimenti chiusi con un clic, cresce il costo della vita, a partire dalle bollette e dai beni di prima necessità, mentre negli ultimi decenni gli stipendi e i salari degli italiani hanno perso il loro valore a differenza di tutti gli altri paesi europei.
Gli stessi indici di crescita dell’occupazione, frutto peraltro del cosiddetto rimbalzo dopo la caduta registrata nella fase acuta della pandemia, riguardano quasi esclusivamente lavoratori precari, a tempo determinato, con bassi salari.
Sono tutti motivi più che validi per reclamare una svolta economica e sociale, volta a fornire risposte concrete al grande disagio di buona parte dei cittadini, che non accenna a diminuire, e a garantire maggiore giustizia sociale affiancata ad una giustizia ambientale che caratterizzi la transizione ecologica.
Per questi motivi “Arezzo 2020 per cambiare a sinistra” sostiene lo sciopero generale nazionale proclamato da Cgil e Uil per giovedì 16 dicembre, condividendo gli obiettivi posti a base della mobilitazione.
Tra questi: una riforma del fisco che sia progressiva, cioè volta a favorire gli strati sociali più deboli chiedendo di più a chi più ha; provvedimenti per frenare la selvaggia delocalizzazione degli stabilimenti all’estero e per sostenere una politica industriale capace di affrontare la transizione ecologica producendo lavoro nuovo e con rinnovati diritti; una riforma delle pensioni che consenta la flessibilità in uscita specie per i lavori gravosi e preveda una pensione di garanzia per i giovani che purtroppo fanno lavori intermittenti;
una legge sulla non autosufficienza con adeguate risorse; maggiori finanziamenti per la sanità pubblica e per una scuola pubblica e di qualità, con la stabilizzazione del personale di cui c’è sia carenza che grande bisogno.