Home Nazionale Mafia: Pg Scarpinato, su stragi ’92 ancora troppi segreti

Mafia: Pg Scarpinato, su stragi ’92 ancora troppi segreti

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Palermo, 21 mag. (AdnKronos) – “C’è una parte della storia” sulle stragi di mafia “che è una storia segreta, ma purtroppo non è una novità, perché è cominciata con la strage di Portella della Ginestra e tutta la sequenza delle stragi che hanno insanguinato la storia italiana hanno una parte che non è stata rivelata e che non credo che, a questo punto, emergerà”. E’ la denuncia del Procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, intervenuto a Palermo a un incontro sulle stragi del ’92. “Abbiamo delle commissioni parlamentari sulle stragi neofasciste, che hanno concluso i loro lavori senza depositare una relazione conclusiva. Per i reciproci interventi politici” dice il magistrato che rappresentò l’accusa nel processo Andreotti. E parla di Falcone a cui sarebbe stato “impedito di indagare sull’omicidio” del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, ucciso ilo 6 gennaio 1980, ma anche della “verità storica da raccontare ai giovani”.
“Penso che questo paese abbia un grave problema – dice ancora Scarpinato – non riesce ancora oggi a fare i conti con il proprio passato. E, quindi, non può capire il presente. Io sono del 1952 e quando io frequentavo il liceo il corso di storia finiva alla prima guerra mondiale. Non si poteva parlare del fascismo perché tanti professori, presidi, erano coinvolti e non si sapeva come raccontare questa storia alle giovani generazioni. A me pare che la storia di Giovanni e Paolo ce la raccontiamo fermandoci al maxiprocesso. E se io oggi avessi 26 anni, che idea mi farei di Falcone e Borsellino? Due eroici magistrati che si sono battuti contro la mafia che ha esclusivamente i volti di Riina o Liggio, di persone che hanno difficoltà a esprimersi in italiano e che poi li hanno uccisi. E’ questa la verità storica? Ma è questo che raccontiamo ai nostri giovani. Lo raccontiamo tacendo la storia che c’è stata dopo le stragi”.
“Che è la storia di quando, dopo il crollo del sistema di potere, è stato possibile celebrare una serie di processi che hanno dato un volto a quelle persone che hanno determinato la via crucis di Falcone e Borsellino, perché certamente non furono né Riina né Greco a smantellare il pool antimafia, la via crucis inizia quando nell’ottobre del 1994 arrestano Nino e Ignazio Salvo, due intoccabili e qualcuno capisce che è stata valicata una linea che non doveva essere valicata. E lì nasce una campagna di stampa di delegittimazione che non era alimentata certamente da personaggi del genere. E si rompe la macchina del pool antimafia. E quando Borsellino denuncia che hanno smobilitato il pool, il Csm gli vuole fare il procedimento disciplinare. E’ una questione di invidia tra i colleghi? Ci vogliamo raccontare questa storia? E’ un mondo, lo stesso mondo che scrive la lettera del ‘Corvo’. Chi lo scrive? Riina?”. “Le stesse menti raffinatissime che organizzano l’attentato all’Addaura a Falcone e che non sono mai state individuate – prosegue ancora Roberto Scarpinato – E perché Falcone se ne va dalla Procura di Palermo? Se ne va perché gli vogliono impedire di fare le indagini su Riina e Calò? O perché gli si impedisce di fare le indagini sull’omicidio di Piersanti Mattarella, di accertare i rapporti tra Gladio e la mafia?”.