Home Nazionale Terremoto: Fondazione Merloni, al via ‘Rinasco’, progetti per ricostruzione (2)

Terremoto: Fondazione Merloni, al via ‘Rinasco’, progetti per ricostruzione (2)

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(AdnKronos) – “A territori colpiti così duramente dal sisma e già da anni esposti al rischio impoverimento delle aree montane, tutto serve fuorché una retorica vuota o strumentale” ha chiarito l’ex premier Letta. “Come privati cittadini ed esponenti della società civile – ha aggiunto– ci siamo chiesti: cosa possiamo fare noi per contribuire davvero alla rinascita dell’Appennino? Le parole chiave dei progetti che il Comitato ha discusso oggi sono: concretezza e selettività. Si tratta infatti di iniziative fortemente focalizzate sui bisogni specifici di queste comunità e delle filiere produttive, fondamentali per il rilancio dello sviluppo locale. Tutto questo – sia chiaro – non ha la pretesa di essere alternativo all’insostituibile sforzo pubblico, ma rappresenta un veicolo di coinvolgimento e partecipazione dei privati” .
Attraverso la ricerca Censis coordinata da Giuseppe De Rita, sono stati individuati dieci gruppi sociali su cui investire per la ripartenza delle attività economiche; a guidare il processo di ricostruzione è la consapevolezza che le politiche territoriali e il professionismo possono incidere sullo sviluppo economico di una regione. Amministratori locali, comunità scolastiche, immigrati, pendolari, proprietari di seconde case, artigiani, allevatori, agricoltori, turisti dei sentieri spirituali e dei borghi sono i gruppi d’interesse (le cosiddette “tribù”) trasversali al territorio e su cui si è scelto di lavorare per la ricostruzione: l’obiettivo è far uscire l’Appennino dall’isolamento attraverso partenariati con grandi realtà economiche nazionali e internazionali.
Sono già state sensibilizzate Granarolo per gli allevatori, Ferrero per gli agricoltori, Hurry e Mapei per l’home sharing. Il progetto sarà lanciato ufficialmente ad ottobre in una conferenza programmatica. Ferrero investirà nella coltivazione di nocciole destinate agli impianti di trasformazione piemontesi, un’iniziativa fuori dalla logica del ritorno immediato degli investimenti poiché questo tipo di coltivazione impiega 5 anni prima di essere a regime. L’Italia è il secondo produttore al mondo di nocciole dopo la Turchia, che però ha una produzione 5 volte maggiore.