Home Nazionale Nel II trim. 2017 aumenta tasso occupazione ma sale lavoro a tempo determinato

Nel II trim. 2017 aumenta tasso occupazione ma sale lavoro a tempo determinato

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Roma, 28 set. (Labitalia) – Sale di due decimi di punto nel secondo trimestre 2017 il tasso di occupazione destagionalizzato pari al 57,8% rispetto al trimestre precedente. Recupera oltre 2 punti percentuali rispetto al valore minimo del III trimestre 2013, ma risulta ancora distante di 1 punto da quello massimo registrato nel secondo trimestre del 2008, pari al 58,8%. Ma a tirare è soprattutto la crescita del lavoro dipendente a tempo determinato che registra il segno più per il quinto trimestre consecutivo: l’aumento procede “a ritmi crescenti”, 55mila contratti a tempo tra aprile e giugno e +329mila su base annua. E’ quanto si legge nella nota trimestrale sulle tendenze dell’occupazione redatto da Istat, Ministero del lavoro Inps e Inail.
Prosegue la crescita dei contratti a chiamata: dopo il +13,5% registrato nei primi tre mesi del 2017, nel secondo trimestre il numero dei lavoratori intermittenti è salito al +73,7%. Sostanzialmente stabile l’intensità lavorativa misurata come numero medio di giornate retribuite nel mese, pari a 10. Sale anche il numero dei lavoratori coinvolti nel lavoro somministrato: l’aumento annuo tocca il valore massimo (+24,4%) degli ultimi 5 anni a fronte di una stabilità di intensità lavorativa (21 giornate retribuite nel mese).
Con riferimento alla tipologia contrattuale, infatti, si legge nella Nota, l’aumento congiunturale delle posizioni lavorative dipendenti sulla base delle Comunicazioni obbligatorie è frutto di 56 mila posizioni a tempo indeterminato e di 55 mila posizioni a tempo determinato. Se le prime , dunque, crescono ininterrottamente dal 2015, anche se in forte rallentamento nell’anno successivo, per le posizioni a tempo determinato l’incremento è iniziato dal secondo trimestre 2016 ad un ritmo crescente: +44 mila, +66 mila, +145 mila, +241 mila, +329 mila del secondo trimestre 2017.
Questi segnali si rafforzano, spiega ancora la nota, se si considerano le imprese industriali e dei servizi che mostrano, anche secondo la fonte Uniemens-Inps, un forte incremento del tempo determinato (+482 mila su base annua). La crescita tendenziale dell’occupazione comunque, è per la Nota trimestrale, ancora interamente determinata dalla componente del lavoro dipendente in termini sia di occupati (+2,1%, Istat) sia di posizioni lavorative riferite specificamente ai settori dell’industria e dei servizi (+3,2%, Istat). Un aumento che trova conferma sia nei dati sulle comunicazioni obbligatorie del Ministero del Lavoro rielaborate (+437 mila posizioni lavorative nella media del secondo trimestre 2017 rispetto al secondo del 2016) che nei dati dell’Inps-Osservatorio sul precariato riferiti alle sole imprese private (+553 mila posizioni lavorative al 30 giugno 2017 rispetto al 30 giugno 2016). L’aumento tendenziale delle posizioni lavorative dipendenti riguarda tutte le classi dimensionali d’impresa.
Prosegue invece il calo del lavoro indipendente che a livello tendenziale registra un -203 mila occupati, -3,6%, secondo i dati Istat. Una flessione che riguarda in quasi un terzo dei casi i collaboratori penalizzati dalla cancellazione dei contratti Co.co.pro effettuata dal governo Renzi e che si riverbera anche sui dati congiunturali (-71 mila occupati, -1,3%, Istat), accentuando il suo trend negativo di medio periodo.
Tornando al lavoro dipendente, le posizioni lavorative presentano, nei dati destagionalizzati, un incremento congiunturale concentrato nel settore dei servizi. Nel secondo trimestre 2017 le attivazioni hanno superato i 2,3 milioni di unità a fronte di 2,2 milioni di cessazioni, determinando un saldo positivo di 111 mila posizioni di lavoro dipendente. Ciò è dovuto, prosegue la Nota, alla crescita nei servizi (+98 mila posizioni) e, seppure ridotta, nell’industria in senso stretto (+11 mila). Nell’agricoltura si osserva un lievissimo incremento (+4 mila) mentre nelle costruzioni prosegue la lieve riduzione (-2 mila posizioni). Andamenti analoghi si riscontrano nelle posizioni lavorative dei dipendenti del settore privato extra-agricolo (Istat) dove la variazione congiunturale dell’1,1% (+131 mila posizioni) è dovuta a un aumento consistente nei servizi (+1,5%, +119 mila posizioni) e meno marcato nell’industria in senso stretto (+0,4%, +13 mila) a fronte di una variazione nulla nelle costruzioni.