Home Nazionale In stesura Piano triennale dell’Ente, guardia alta dei sindacati E’ investimento non una spesa

In stesura Piano triennale dell’Ente, guardia alta dei sindacati E’ investimento non una spesa

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Roma, 21 giu. (AdnKronos Salute) – Si presenta come un’estate molto calda quella dei precari del Cnr. Ieri una manifestazione davanti alla sede dell’Ente e ora c’è attesa per la prossima riunione della Consulta dei presidenti degli Enti pubblici di ricerca. Il tema, ha assicurato lo stesso presidente del Cnr Massimo Inguscio, è sul tavolo. Incontrando i manifestanti ieri davanti la sede del Cnr, il presidente ha quindi delineato un possibile orizzonte perché, ha riferito, durante i recenti incontri della Consulta tra i presidenti degli Enti “si è iniziato ad approfondire anche il tema” della stabilizzazione dei ricercatori, dei tecnologi e del personale amministrativo precario. E, ha assicurato, le possibili soluzioni “saranno ora specifico oggetto della prossima riunione”. Dunque c’è ora attesa per questo appuntamento.
Nel panorama del precariato negli Enti pubblici di ricerca, i precari del Cnr rappresentano il vero ‘macigno’ da rimuovere. L’Ente conta infatti 1.550 contratti a tempo determinato, su un totale di 8.400 dipendenti, e circa 2 mila assegnisti. La loro lotta è destinata a continuare.
E’ una “storia di ordinaria ingiustizia” quella che stanno vivendo i precari del Cnr, “che va risolta immediatamente pena la paralisi del più grande Ente pubblico di ricerca del nostro Paese”, ha avvertito la segretaria generale della Uil Rua, Sonia Ostrica, partecipando al presidio dei sindacati, nuova manifestazione di piazzale Aldo Moro dopo quella del maggio scorso in cui i precari del Cnr avevano celebrato una veglia funebre al grido: “Il Governo sta uccidendo la ricerca pubblica”.
Lo stesso presidente Inguscio ha voluto dare un segnale ai manifestanti, confrontandosi con gli oltre 400 ricercatori del gruppo ‘PrecariUnitiCnr’ che hanno protestato davanti alla sede dell’Ente con i sindacalisti, in rappresentanza delle lavoratrici e lavoratori con forme contrattuali precarie di varia natura. Inguscio ha sollecitato i ricercatori a “trovare assieme soluzioni praticabili” per risolvere la situazione storica del precariato. E ha garantito che il dossier è già in discussione presso la Consulta dei presidenti degli Epr da lui presieduta.
Inguscio ha infatti segnalato che nei giorni passati, grazie al prezioso gioco di squadra tra la Consulta dei presidenti degli Enti pubblici di ricerca e l’Anvur (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), si è avviata la semplificazione delle attività degli Enti pubblici di ricerca, con le nuove linee-guida per la valutazione da parte dell’Anvur. E che durante i recenti incontri della Consulta tra i presidenti degli Enti “si è iniziato ad approfondire” anche il tema della stabilizzazione dei ricercatori, dei tecnologi e del personale amministrativo precario e le possibili soluzioni che saranno “specifico oggetto della prossima riunione”.
“Non vi è dubbio – ha rimarcato Inguscio – che è fondamentale investire nel sapere delle persone, nel capitale umano e nella ricerca. La politica di reclutamento di nuovi ricercatori e la stabilizzazione dei precari sono una politica di investimento prioritaria, e non una spesa, per il futuro del Paese”, ha insistito il numero uno del maggior Ente pubblico di ricerca italiano.
“La recente riforma Madia, la consapevole attenzione della ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca Valeria Fedeli e del Governo più in generale offrono degli indirizzi per la soluzione concreta del tema del precariato dei ricercatori pubblici, di cui si sta tenendo conto nella stesura del nuovo impegnativo Piano triennale del Cnr”, ha proseguito Inguscio.
Ma i sindacati continuano a tenere alta la guardia. “Da tempo chiediamo, inascoltati, un intervento per risolvere una situazione incancrenita e che non è più sopportabile – sostiene la Uilr Rua – La mancata stabilizzazione dei precari degli Enti pubblici di ricerca e la mancanza di risorse ordinarie adeguate per la ricerca pubblica sono il primo passo verso un processo inarrestabile di silenzioso e colpevole smantellamento della ricerca pubblica”.
“Se non saranno rese disponibili le risorse necessarie dagli Enti che possono stabilizzare, e conferiti nuovi finanziamenti a quelli che non possono farlo, per la ricerca pubblica anche la legge Madia rischia di restare solo inchiostro sulla carta”, ha incalzato Ostrica.