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Animali: Lav, randagismo ancora troppo diffuso, Sud maglia nera

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Roma, 28 ago. (AdnKronos Salute) – Randagismo in apparente flessione, ma ancora troppo diffuso; Sud Italia fanalino di coda nelle politiche di prevenzione e per un elevato numero di cani nei canili e di cani e gatti vaganti la cui riproduzione è spesso incontrollata; adozioni in lieve calo, anche per effetto della crisi economica; positivo aumento delle iscrizioni all’anagrafe canina. Questa la fotografia scattata dal nuovo censimento della Lav-Lega anti vivisezione sul fenomeno del randagismo, a 10 anni dall’ultimo resoconto nazionale pubblicato dal ministero della Salute.
“In Italia i cani randagi sarebbero tra 500 mila e 700 mila, secondo l’ultima stima diffusa dal ministero della Salute nel 2012. L’ultimo dato ufficiale sul numero presunto di gatti liberi risale ancora al 2006, quando sarebbero stati 2.604.379 – sottolinea la Lav – Secondo il dato più recente reso noto lo scorso anno in occasione di un confronto interregionale sul randagismo organizzato dalla Regione Lombardia, nel 2015 in Italia sarebbero stati 131.302 i cani detenuti nei canili, di cui 13.064 in quelli sanitari e 118.238 in quelli rifugio. Fatta eccezione per i numeri relativi ai cani iscritti nell’anagrafe degli animali d’affezione, non esistono dati ufficiali aggiornati resi pubblici. Una carenza informativa grave: senza queste informazioni non è possibile fare una analisi e mettere in atto politiche e strategie efficaci per contrastare un fenomeno che causa gravissime sofferenze agli animali e rappresenta un ingente costo per la collettività”, spiega Ilaria Innocenti, responsabile Lav Area animali familiari.
La Lav ha chiesto a Regioni e Province autonome di indicare quanti cani, dopo essere stati catturati, siano stati restituiti al proprietario; il numero di quelli presenti nei canili-rifugio, quante strutture di accoglienza per cani e gatti siano presenti sul loro territorio, il numero delle colonie feline, delle sterilizzazioni effettuate e quello delle adozioni. Tutte le amministrazioni interpellate hanno risposto, ad eccezione di Calabria e Campania, riferisce la Lav.
Ed ecco i dati più significativi. Nel 2016 i cani presenti nei canili-rifugio sono diminuiti rispetto al 2006: tenendo conto di Regioni e Province autonome per le quali ci sono dati ufficiali, il loro numero è calato di circa il 26% (-28 mila): dai 107 mila circa del 2006 si è scesi a 79 mila circa nel 2016. Nel 2016, a parità di Regioni analizzate, aumentano gli ingressi nei canili sanitari: 65.009 contro i 63.632 del 2015. In totale, al netto di Calabria e Campania, gli ingressi dello scorso anno sono stati pari a 81.443. Anche se in Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Toscana, Valle d’Aosta e Pa di Trento e di Bolzano il randagismo canino è contenuto e si procede a una maggiore sterilizzazione delle colonie feline, in Puglia, Sicilia, Basilicata e Lazio il numero dei cani randagi è ancora importante. Quanto ai gattili, si registrano 122 strutture per lo più nel Centro-Nord Italia, mentre sarebbero inesistenti al Sud dove si rileva anche una scarsa attenzione per le colonie feline e per la sterilizzazione dei gatti.
Sul fronte adozioni, nel 2016 hanno trovato una casa 3.048 cani in meno rispetto al 2015. La diminuzione riguarda soprattutto le regioni del Centro Italia e la più sensibile si registra in Sardegna. Veneto, Friuli Venezia Giulia, Molise e Puglia sono invece le uniche in cui si rileva un aumento. E ancora. Cani iscritti in anagrafe: +57% rispetto al 2006. Sterilizzazioni: nel 2016 hanno riguardato soltanto 26.841 cani e 61.021 gatti, per la Lav troppo pochi per arginare efficacemente il randagismo. Stima dei costi: un cane in un canile costa mediamente 1.277,5 euro all’anno, che salgono a 8.942,5 euro considerando che il tempo medio di permanenza di un cane in un canile, in assenza di adozioni, è di 7 anni.
“Sono ancora molti gli interventi, soprattutto al Centro-sud, da mettere in atto per il superamento del randagismo, attraverso politiche di sensibilizzazione e di prevenzione e una fattiva collaborazione con le associazioni e i volontari impegnati in questo campo”, commenta Innocenti. Queste le linee di intervento indicate dalla Lav, da applicare attraverso un Piano nazionale di prevenzione: raccogliere dati completi e certi da parte di tutte le Regioni; applicare le norme esistenti, spesso disattese o solo in parte applicate; promuovere le sterilizzazioni; incentivare l’iscrizione in anagrafe canina e l’identificazione obbligatoria dei gatti tramite microchip; assicurare la presenza delle associazioni di volontariato nei canili per facilitare le adozioni; predisporre incentivi per chi adotta, sotto forma di detrazioni, riduzione Iva, buoni e rimborsi; adottare il modello di parco-canile; promuovere l’accoglienza degli animali nelle strutture turistiche e nei luoghi pubblici; contrastare il traffico di cuccioli e il commercio ambulante, nei negozi e online.