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Alitalia: il precedente, la breve stagione dei dipendenti-azionisti/Adnkronos

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Roma, 22 mag. (AdnKronos) – I dipendenti-azionisti in Alitalia non sono una novità anche se, la loro, è stata una breve stagione, tra fine anni ’90 e primi anni 2000. Bisogna riandare indietro di quasi un quarto di secolo, ormai, quando la compagnia era nel pieno di una delle tante tempeste con i conti che affondavano (nel ’94, l’allora ad Roberto Schisano aveva lanciato l’allarme sui 500 giorni di vita che ancora rimanevano alla compagnia) e con un clima sociale incandescente (nel ’95 l’epidemia improvvisa dei piloti paralizzò per giorni i voli).
Una situazione che imponeva un cambio di rotta che, a partire dal marzo 1996, venne poi impresso dall’arrivo di Domenico Cempella alla cloche della compagnia. Per salvare la compagnia Cempella varò un nuovo piano industriale, che, oltre a una forte iniezione di capitale, rivedeva il modello organizzativo della compagnia con la nascita delle Hcc (high competitive carrier), nuove società dotate di strumenti operativi flessibili e costi competitivi, come Alitalia Team, e, tra i suoi pilastri, prevedeva l’assegnazione del 20% del capitale ai dipendenti. L’accordo sottoscritto nel giugno del ’96 con i sindacati su questo piano garantì ben 5 anni di pace sociale, senza neanche un’ora di sciopero.
Quella dell’azionariato ai dipendenti era un progetto propugnato soprattutto dai piloti. L’Anpac, la potente associazione professionale di categoria, guardava oltreoceano prendendo a modello il caso di United Airlines dove, a partire dal 1994, ai lavoratori venne assegnata una quota di capitale che consentiva loro di nominare i propri consiglieri nel board.