(AdnKronos) – Insomma, spiega Calenda, su questo tema “serve un vero e proprio piano industriale” perché il welfare rappresenta un “driver di crescita” ma “va rifondato completamente. Dobbiamo investire molto e anche fare deficit”. Un’idea, questa, che convince anche l’amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri. “Certo che mi convince questo approccio del ministro. Serve -spiega- coinvolgere sia il settore pubblico che tutto il mondo privato che è molto ampio. Bisogna mettersi a programma. I problemi arrivano quando si cerca solo di mettere un pezza”.
Invece, aggiunge Cimbri, “bisogna ripensare tutto il sistema del welfare” perché l’attuale sistema, “quello che conosciamo, non sarà quello che i nostri figli conosceranno. Come ha osservato il presidente dell’Istat, Giovanni Alleva, il Paese a livello demografico è cambiato completamente e sta invecchiando. E attualmente c’è un gap tra la percezione delle persone e lo stato reale delle cose”.
La proposta del ministro, quindi, sottolinea l’ad di Unipol, “è un inizio” e “il dialogo tra privato e pubblico deve essere fatto a monte” come succede nei paesi più industrializzati come gli Stati Uniti. In ogni caso, aggiunge, “bisogna che venga garantito la qualità e l’uguglianza delle prestazioni”.