Home Nazionale Tre milioni di addetti green per case a ‘energia quasi zero’ entro il 2020

Tre milioni di addetti green per case a ‘energia quasi zero’ entro il 2020

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Roma, 18 gen. (AdnKronos) – Formare all’edilizia ‘green’ i tre milioni di italiani che lavorano nel settore per riqualificare il parco di edifici a ‘energia quasi zero’ entro il 2020. Un obiettivo possibile secondo Anna Moreno, ricercatrice dell’Enea che coordina Bricks (Building Refurbishment with Increased Competences, Knowledge and Skills), un progetto europeo dell’iniziativa strategica Build Up Skills – Pillar II, co-finanziato dal programma europeo Intelligent Energy Europe. “Solamente attraverso una manodopera specializzata e che conosca bene tutte le tecnologie si potrà raggiungere l’obiettivo di un parco edilizio a energia zero”, spiega all’Adnkronos la ricercatrice.
“Sta ai politici capire che questa strada è percorribile e che a lungo termine ci libera da una bella fetta di dipendenza dalle fonti fossili e riduce notevolmente l’inquinamento delle città”, chiarisce.
Proprio sul fronte della formazione professionale, l’Italia è dietro agli altri Paesi europei. Per questo, spiega Moreno, “è ancora più importante fare in modo che tutti quelli che lavorano in ambito edilizio abbiano una formazione indirizzata verso edifici a energia zero”. “La tecnologia già esiste e l’Italia è leader in molti dei settori legati alle fonti rinnovabili e alle tecnologie per l’efficienza energetica, bisogna fare in modo che tutto questo diventi patrimonio comune”, sottolinea.
Il progetto Bricks (2014 – 2017) cerca di tracciare il percorso in questa direzione, partendo dalla definizione di un repertorio nazionale dei mestieri nel settore dell’edilizia e dallo sviluppo di strumenti e metodologie per realizzare un sistema di formazione che porti a migliorare abilità e competenze dei lavoratori impegnati nella riqualificazione energetica degli edifici e nell’uso di fonti rinnovabili.
Al momento, “stiamo sviluppato le indicazioni sulle figure professionali: cosa deve saper fare, ad esempio, l’esperto di domotica o il cappottista termico. L’obiettivo è fornire indicazioni uniformi a livello nazionale superando le differenze che oggi esistono tra Regione e Regione”, dice Moreno.
“Entro un mese – prosegue – dovremmo finire poi una sperimentazione sul campo della formazione in cantiere, è più facile portare l’aula nei cantieri che milioni di lavoratori in aula, abbiamo fatto già un primo corso e contiamo di farne in tutte le Regioni che risponderanno al nostro invito a usare il fondo sociale europeo per riqualificare quanti già operano nel settore edile. Inoltre stiamo completando il materiale didattico: un patrimonio di conoscenza che mettiamo gratuitamente a disposizione di tutti, lavoratori ed enti di formazione”.
Sul fronte dell’aggiornamento delle conoscenze, prosegue, “noi prendiamo la figura professionale tradizionale, come il muratore, l’elettricista o l’idraulico, e proponiamo ‘unità di competenze supplementari’: cioè attraverso un corso di 30-40 ore il professionista potrà acquisire la specializzazione, per esempio, in pannelli fotovoltaici'”.
Un percorso di certo più praticabile di quello che prevede figure professionali ex novo con corsi di 3-4 anni per chi comincia da zero o con corsi di alcune centinaia di ore per chi ha già fatto un percorso scolastico, che comunque un lavoratore attivo non può permettersi di seguire.
Il progetto europeo prevede anche l’elaborazione di un ‘policy paper’ con le azioni da attuare a livello nazionale e locale. “I ministeri, principalmente Sviluppo economico, Ambiente e Lavoro, dovrebbero produrre una legislazione nella quale si privilegiano le aziende con il personale qualificato per intervenire sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili – spiega la ricercatrice del centro Casaccia – Le Regioni dovrebbero usare i fondi della programmazione 2014-2020 del Fondo Sociale Europeo (Fse) per promuovere, appunto, formazione qualificata e quelli strutturali per intervenire sugli edifici esistenti, cosa tra l’altro che già è prevista”.
Si suggerisce anche l’elaborazione di un ‘marchio di qualità’ per le aziende che impiegheranno addetti ‘green’. Una soluzione che “permetterebbe al privato di identificare le imprese che lavorano secondo quei criteri più innovativi che contribuiscono al ritorno dell’investimento nel più breve tempo possibile”, dice Moreno.
L’appello finale è di nuovo ai politici affinché “attraverso la legislazione facciano pieno utilizzo dei risultati di questo progetto e lo sfruttino al meglio”. Oltre all’Enea, partecipano al Bricks 15 organismi nazionali e oltre 50 partner associati, tra i quali il ministero dell’Ambiente, il ministero dell’Istruzione e gran parte delle Regioni, con una formula aperta ad ulteriori adesioni.