Home Nazionale Sfida bio e nuove etichette per i vini della Tenuta di Tavignano

Sfida bio e nuove etichette per i vini della Tenuta di Tavignano

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Ancona, 7 mar. (Labitalia) – “Appoggiandoci ai metodi dell’agricoltura biologica che iniziamo quest’anno a seguire per essere al passo di una viticoltura contemporanea, vogliamo dare risalto alla qualità radicata in ogni singolo prodotto della gamma arrivando anche a creare nuovi vini, con il Verdicchio protagonista, da quelli frizzanti sui lieviti a quelli macerati”. Così Ondine de la Feld, da due anni al timone nella gestione della Tenuta di Tavignano, spiega le novità dell’azienda vitivinicola marchigiana, nata nel 1990 quando i coniugi Stefano Aymerich di Laconi e Beatrice Lucangeli, dopo avere acquistato la proprietà con 230 ettari, decisero di realizzare il loro sogno di diventare produttori con vigneti propri.
“Il nostro obiettivo – afferma Stefano Aymerich – sin da allora è stato di produrre un Verdicchio di alto livello. Abbiamo creato così il Misco perché potesse divenire una delle etichette più importanti della Doc”. Scelsero così d’impiantare nel 1992 vitigni autoctoni in controtendenza con la moda in voga a quei tempi che privilegiava le varietà internazionali diffuse nel resto d’Italia. Anche se concentrati sul Verdicchio, negli anni successivi hanno dedicato filari soprattutto a uve autoctone a bacca rossa.
Fra le novità, come spiega ancora Ondine de la Feld, “il Pestifero già disponibile, presentato in una bottiglia particolare dall’etichetta moderna, è la prima espressione di questa nuova generazione di vini: è nato in collaborazione con il nostro team di enologi costituito da Pierluigi Lorenzetti, consulente coadiuvato all’interno dell’azienda da Giulio Piazzini”. “Inoltre, il rinnovo dello stile prevede il restyling delle etichette che saranno pronte in occasione delle nuove annate da presentare al Vinitaly 2016. Seguirà il sito e tutta l’immagine coordinata”, annuncia.
La Tenuta si trova in località Tavignano, a sud di Jesi. I vigneti sono condotti dai primi tempi nel rispetto dell’ambiente, con una limitazione dei trattamenti chimici lasciando, contro l’erosione del terreno, l’inerbimento tra i filari. Il mese di luglio 2015 ha segnato, appunto, l’inizio della conversione con il passaggio a biologico di buona parte dei vigneti.
“Il Verdicchio ha rappresentato – sostiene Stefano Aymerich di Laconi – sin da subito l’inizio di una passione nella nostra storia di produttori. I nostri due Misco si contendono infatti, a partire dal 2008, premi sulle maggiori Guide”. A conferma del loro valore Gambero Rosso 2016 ha dato i Tre Bicchieri e Slow Wine 2016 Grande Vino al Misco Verdicchio dei Castelli di Jesi Doc Classico Superiore 2014, mentre Bibenda 2016 Cinque Grappoli e Vini Buoni d’Italia Corona al Misco Castelli di Jesi Verdicchio Riserva Docg Classico 2013.
Il Verdicchio viene vinificato in acciaio a temperatura controllata per il Vigna Verde (versione classica) e il Villa Torre (versione classica superiore) con tempi differenti di affinamento in bottiglia. Il Misco e il Misco Riserva, dopo una macerazione pellicolare in pressa per 4/5 ore, fermentano a temperatura controllata prima di riposare in bottiglia. Vinificazioni che non sono mai estreme ma che rispettano il carattere intrinseco dei vini portandoli a essere eleganti, raffinati, emozionanti. La linea superiore comprende anche un Rosso Piceno Doc Libenter composto per la maggior parte da Montepulciano, seguito da Sangiovese e nel 2012 da un 5% di Cabernet Sauvignon.