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Sanità: vittime sangue infetto, condanna Italia non ripaga, pronto ricorso

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Roma, 24 feb. (AdnKronos Salute) – La condanna dell’Italia, da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo, per l’irragionevole durata dei tempi dei risarcimenti per lo scandalo del sangue infetto, “non ripaga e non è la soluzione. La giustizia è ancora lontana. Davanti a una sentenza insufficiente faremo richiesta di rinvio alla ‘Grande Chambre’ entro aprile, ma la procedura è complessa in quanto il ricorso deve essere ammesso dal Collegio di 5 giudici e potrebbero restare fuori alcuni ricorrenti. Cercheremo di fare una forzatura, in modo che tutti vengano ammessi”. Lo hanno spiegato l’avvocato Anton Giulio Lana, del Foro di Roma, e Andrea Spinetti, portavoce del Comitato vittime sangue infetto, facendo il punto in una conferenza stampa a Roma.
La vicenda del sangue infetto, secondo le stime, riguarda circa 120 mila persone tra la fine degli anni ’70 e la meta’ degli anni ’90. Persone che per una trasfusione con emoderivati contagiati sono rimaste vittime di malattie come l’Hiv o Hcv. “La condanna della Corte di Strasburgo non basta a sanare una delle peggiori ferite nella storia della sanità italiana – spiega Spinetti – E’ stata accolta positivamente una decisione che, dati alla mano, non ripaga affatto le decine di migliaia di cittadini che da oltre 30 anni attendono di essere risarcite per un danno che ha segnato le loro vite e quelle delle loro famiglie”.
“Ad agosto 2014 il ministro della Salute Lorenzin con un emendamento alla legge Madia – ricostruisce Lana – ha affermato che lo Stato italiano riconosce 100 mila euro ai pazienti o agli eredi nel caso di decesso del contagiato, che erano rientrati nella domanda risarcimento del 2007. Una somma ridicola rispetto alle transazioni del 2003-2004 molto più corpose (circa 400 mila euro). Anche se alcuni hanno accettato, è una cifra discriminatoria ed è gravissimo che la Corte Edu l’abbia ritenuta una cifra congrua”.
Il Comitato vittime sangue infetto, con l’Associazione Luca Coscioni e i Radicali italiani, è da sempre impegnato sullo scandolo del sangue infetto. “Lo Stato non garantisce i malati – ha affermato nel suo intervento Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Coscioni – Ora oltre al danno c’è anche la beffa”. Anche Riccardo Magi, segretario dei Radicali italiani, ha attaccato l’insufficenza delle misure varate dal Governo italiano: “Quella delle vittime del sangue infetto è un’odissea che non si risolve – ha sottolineato Magi – Per molte persone è un vero e proprio calvario che non ha fine. Con una evidente mancanza di trasparenza e informazione su tutti i fronti”.
“Insomma, non c’è soluzione né pace – ha concluso Andrea Spinetti, portavoce Comitato vittime sangue infetto – per chi suo malgrado coinvolto in questa vicenda, malato o, nell’attesa, morto. Da vivi e morti ci costringono a un’odissea tra tribunali, false speranze e una vita vissuta a metà”.