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Salute: immersioni non più ‘off limits’ per diabetici

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Roma, 7 ott. (AdnKronos Salute) – Immergersi ed esplorare i fondali, nuotando fra pesci e coralli, non sarà più un tabù per i diabetici amanti del mare. Grazie al progetto Diabete Sommerso, uno specifico protocollo messo a punto dall’omonima associazione insieme agli specialisti diabetologi dell’ospedale Niguarda di Milano, si sta dimostrando efficace nel consentire anche ai diabetici tipo 1 la pratica dell’attività subacquea in totale sicurezza.
Basta seguire poche e semplici regole legate all’alimentazione, a uno stretto monitoraggio glicemico e a un’opportuna modulazione della terapia insulinica, per prevenire complicanze metaboliche, ma anche per spiegare come affrontarle qualora si verificassero durante i 30-60 minuti dell’immersione, prima o nelle ore successive. E proprio queste raccomandazioni vengono messe in pratica da 21 giovani con diabete al corso che si sta svolgendo sull’isola di Favignana, con il patrocinio del Niguarda e in collaborazione con il diving center La Subbaqqueria. In dodici conseguiranno il brevetto di primo livello Open Water Diver.
“Diabete Sommerso – spiega Matteo Bonomo, responsabile Ssd Diabetologia al Niguarda di Milano – è un progetto nato alcuni anni fa, all’interno del nostro ospedale, da una mia passione per il mare e le immersioni, ma soprattutto dalla constatazione che da sempre questo sport era precluso alle persone con diabete, al pari di altre discipline ritenute ‘estreme’. In realtà un’esclusione indiscriminata per il timore di complicanze acute, come un’ipoglicemia sott’acqua, non è giustificata sul piano scientifico. L’attività subacquea, se affrontata con un’opportuna formazione e le necessarie precauzioni, non dev’essere vietata al diabetico”, sottolinea l’esperto.
Dalla convinzione che le immersioni non sono un tabù per i diabetici è nato “un protocollo di sicurezza che applichiamo scrupolosamente durante i corsi. Attraverso la raccolta delle misurazioni di glicemia effettuate in centinaia di immersioni – prosegue Bonomo – stiamo inoltre conducendo uno studio, approvato dal Comitato etico del Niguarda, che ha finora dimostrato la validità del protocollo: con il campo di Favignana contiamo di avere una mole di dati tale da avvalorare definitivamente il riconoscimento della sicurezza della pratica subacquea per il diabetico con buon compenso metabolico”.
“Per troppo tempo – precisa Valentina Visconti, presidente dell’associazione Diabete sommerso Onlus – la subacquea è stata una disciplina ‘off limits’ per le persone con diabete: sconsigliata da molti specialisti, che si basavano su Linee guida ormai superate. La cura di questa patologia ha compiuto grandi progressi negli ultimi dieci anni ed è arrivato il momento di infrangere un vecchio tabù”.
Durante il soggiorno formativo di Favignana i giovani corsisti alternano lezioni in aula a esercitazioni in mare, con la presenza costante di un diabetologo accanto all’istruttore sub. Il programma integra le nozioni classiche di subacquea con quelle che riguardano le problematiche specifiche che deve affrontare una persona diabetica. La settimana di immersioni “non è solo un corso di sub – dice Giovanni Careddu, medico diabetologo della Asl 3 Genovese e coordinatore del Gruppo italiano di studio per l’educazione sul diabete – ma un campo di addestramento del diabete, dove si mettono in pratica tutte le strategie per ottenere un buon compenso metabolico”.