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Record negli anni ’80, non un ‘decennio per vecchi’

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Milano, 8 mar. (AdnKronos Salute) – Resteranno per sempre i ‘favolosi 4 ragazzi di Liverpool’, eternamente giovani come la loro musica. Ma se i Beatles nell’immaginario collettivo non invecchieranno mai, i testi delle loro canzoni – ironia della sorte – assestano un duro ‘colpo al cuore’ proprio alle generazioni che hanno fatto sognare negli anni ’60 e che ora hanno ampiamente superato la mezza età.
A dirlo è la scienza. I ‘fab four’ sono finiti nel mirino di un team di ricercatori britannici che ha preso un loro classico, la canzone ‘When I’m Sixty-Four’, come caso rappresentativo di un preciso ‘file’ musicale – arricchito soprattutto negli anni ’80 e affollatissimo, praticamente 7 testi pop su 10 – caratterizzato da un’accezione negativa dell’invecchiamento e dell’età che avanza. Un filone in grado, secondo gli esperti delle università di Hull e Anglia Ruskin, di avere ripercussioni dannose per la salute dei senior.
Nello specifico, i riferimenti alla perdita dei capelli e al deperimento fisico nel testo dei Beatles, per esempio, avrebbero a detta degli scienziati effetti deleteri, comunicando il messaggio che un anziano non può essere più oggetto d’amore. Lo studio, pubblicato sul ‘Journal of Advanced Nursing’ e rimbalzato sulla stampa britannica, analizza una lunga lista di canzoni in lingua inglese sul tema età, lanciate dal 1930 ai giorni nostri. I ricercatori concludono che la connotazione negativa della vecchiaia può intaccare la fiducia e l’autostima degli ‘over’, cosa che a sua volta potrebbe portare ad altri problemi di salute, arrivando a minare persino il cuore. Nel passaggio dello studio dedicato ai Beatles, si legge che “l’essere anziano viene associato a un imbarazzante declino fisico e alla mancanza di attrazione”.
Altri testi vengono analizzati e accusati di ispirare auto-commiserazione e scarsa autostima nelle tempie grigie. Mentre canzoni come ‘Forever Young’ di Bob Dylan, secondo gli esperti, ritraggono l’invecchiamento sotto una luce positiva, ma sono in minoranza. E infatti, delle 76 canzoni finite sotto la lente, ben 55 – cioè il 72% – sono state bollate come “negative” e centrate su temi come la fragilità, la solitudine e la morte, secondo quanto riporta il ‘Telegraph’.
In particolare gli anni ’80 non sono un ‘decennio per vecchi’, visto che hanno la più alta percentuale di canzoni negative, circa 4 su 5. Simili rappresentazioni dell’età, fa notare uno degli autori dello studio, la docente di Infermieristica dell’Anglia Ruskin University Jacinta Kelly, “possono essere deprimenti per gli anziani. E le emozioni negative in questa fase dell’esistenza si correlano con scarsi risultati in termini di salute non solo fisica, e in particolare cardiaca, ma anche mentale. Con l’aumento significativo dell’aspettativa di vita e il moltiplicarsi del numero di over 65 nei prossimi decenni, la questione dell’invecchiamento assume un’importanza nazionale e globale”.
La musica pop, comunicando alle masse, ha effetto sulle emozioni della gente. “Per questo – ragiona Kelly – abbiamo pensato che sarebbe stato utile studiare come viene rappresentata la vecchiaia” in note. “Purtroppo – conclude – da questo studio emergono ritratti prevalentemente negativi. E anche se ‘censurarli’ è impossibile e si configurerebbe come una violazione della libertà di espressione, è importante aumentare la consapevolezza e sforzarsi di ridurre questi stereotipi negativi”.