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Mafia: Ciancimino, andavo a mangiare la pizza con Provenzano

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Palermo, 4 feb. (AdnKronos) – “Ho conosciuto Bernardo Provenzano nella mia infanzia, era una presenza costante nella mia vita, fino alla morte di mio padre. Andavamo a mangiare pure la pizza insieme con la mia famiglia a Baida. Ma io scoprii la sua vera identità solo alla fine degli anni Settanta”. Lo ha detto Massimo Ciancimino deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia davanti alla Corte d’Assise di Palermo. Ciancimino viene sentito sia come teste che come imputato del processo. “Il rapporto con Provenzano e la mia famiglia c’era da sempre – dice Ciancimino – Era sempre presente a casa nostra”. Poi la scoperta della vera identità del boss di Corleone, latitante per quasi quarant’anni e arrestato nell’aprile 2006.
“Un giorno accompagnai mio padre dal barbiere, era un sabato – ricorda Ciancimino – Io, nell’attesa che mio padre finisse, aprendo un settimanale, Epoca, vidi un articolo a due pagine. All’interno veniva riportata a doppia facciata, un identikit ricavato grazie all’aiuto di un sistema di aggiornamento dell’immagine di un boss latitante pericoloso, Bernardo Provenzano. Ovviamente, vedendo questo soggetto mi è stato subito chiaro che era l’ingegner Lo Verde, che da anni frequentava la mia abitazione”.
“Andando a casa chiesi a mio padre se davvero l’ingegnere fosse Provenzano e ricevetti una risposta molto pesante da mio padre, lì ebbi la conferma che era Bernardo Provenzano”. “Gli dissi: ‘Papà, ho visto una foto su Epoca di uno dei più pericolosi latitanti al mondo, ma è il signor Lo Verde?’ – racconta Ciancimino – Mio padre si fermò, mi guardò con lo sguardo duro, mettendomi in guardia: “Ricordati che da questa situazione non ti può salvare nessuno”. Fu esaustivo nel non rispondere e lì capii che era proprio Provenzano”.