Home Nazionale Corso (Politecnico Milano): “Con ddl grandi passi avanti verso smart working”

Corso (Politecnico Milano): “Con ddl grandi passi avanti verso smart working”

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Roma, 1 feb. (Labitalia) – “Il disegno di legge presentato in Parlamento lo scorso 28 gennaio rappresenta un grande passo in avanti nel processo di sensibilizzazione e supporto all’adozione del lavoro agile/smart working da parte di tutte le organizzazioni, private ma anche pubbliche, che hanno l’opportunità di introdurre forme di flessibilità ed efficienza”. E’ il commento di Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, che ha analizzato le ‘Misure volte a favorire l’articolazione flessibile nei tempi e nei luoghi del lavoro subordinato’ del ddl sul lavoro autonomo.
“Si tratta di un provvedimento molto atteso – rimarca – e desiderato dalle aziende e che, questo è sicuramente un elemento positivo, le aziende stesse hanno contribuito a definire, in particolare quelle che per prime si sono mosse nella direzione del lavoro agile. Tra i diversi aspetti, è particolarmente importante l’inclusione anche dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche tra i lavoratori che possono usufruire di tale forma di flessibilità nell’esecuzione del rapporto di lavoro”, spiega Mariano Corso.
“In questo modo, da un lato non si attuano discriminazioni tra i lavoratori nei diversi settori, dall’altro si permette di introdurre nella Pa quella logica di valutazione basata sui risultati più che sulla presenza che lo smart working porta inevitabilmente con sé, consentendo di scardinare comportamenti scorretti. In più, si consentono anche nella Pa logiche di efficienza nell’uso degli spazi di lavoro, che possono avere un impatto molto positivo sui conti pubblici”, sottolinea.
“L’inclusione dei lavoratori pubblici – sostiene Corso – è coerente con la riforma della pubblica amministrazione dello scorso agosto che, nella più ampia cornice del welfare e della conciliazione, aveva già scelto di rafforzare i meccanismi di flessibilità dell’orario, di offrire la possibilità di attuare il telelavoro e la sperimentazione dello smart working, dando la possibilità ad almeno il 20% dei lavoratori di avvalersene con una partecipazione volontaria”.
“Il ddl specifica che la durata del lavoro agile – annota Corso – debba essere coerente con la durata massima dell’orario lavorativo. Un elemento importante perché tutela il diritto al riposo e cerca di limitare quel rischio di ‘troppo lavoro’ visto spesso come controindicazione per lo smart working: il miglioramento di produttività del lavoro agile non dipende dal fatto che le persone lavorino di più, ma da una diversa organizzazione del lavoro. Va però detto – avverte – che un’eccessiva enfasi sugli orari di lavoro e la necessità di evidenziare tramite l’accordo i tempi di riposo rischierebbe di rendere troppo rigida l’organizzazione del tempo da parte del lavoratore. La raccomandazione è che, per lo sviluppo, prevalga il buon senso all’applicazione puntuale della norma”.
“Infine – osserva Corso – è corretta la dichiarazione che i lavoratori agili debbano ricevere un trattamento economico e normativo non inferiore rispetto ai colleghi che non praticano questa modalità, perché lo smart working non deve essere una forma di compensazione. E nessuna differenza deve esserci anche per quanto riguarda la possibilità di usufruire di incentivi fiscali e contributivi in relazione agli incrementi di produttività delle aziende che adottano il lavoro agile”, conclude.