Home Nazionale Animali: 4 italiani su 10 pronti a pagare di più per prodotti ‘friendly’

Animali: 4 italiani su 10 pronti a pagare di più per prodotti ‘friendly’

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Roma, 16 mar. (AdnKronos Salute) – L’80% vorrebbe avere maggiori informazioni sui metodi di allevamento e il 43% sarebbe disposto a pagare di più per prodotti più rispettosi del benessere animale. Sono alcuni risultati emersi tra gli intervistati italiani nell’indagine ‘Eurobarometro’ sul benessere animale 2016, della Commissione europea. Lo studio, richiesto da Eurogroup for Animals, è stato pubblicato il 15 marzo a 9 anni dall’ultima indagine di questo genere, per fotografare l’atteggiamento dei cittadini europei nei confronti degli animali.
I principali risultati a livello europeo – sottolineati in una nota da Ciwf che fa parte dell’Eurogruppo di settore – evidenziano come i cittadini europei chiedono standard più alti per il benessere animale: il 94% degli intervistati pensa che proteggere il benessere degli animali da allevamento sia importante; l’82% pensa che gli animali da allevamento dovrebbero essere tutelati meglio di quanto non lo siano; il 64% vorrebbe avere più informazioni sul trattamento degli animali da allevamento nel loro Paese. Inoltre, la metà dei cittadini dell’Unione europea guarda le etichette per identificare prodotti con più alti standard di benessere animale, e il 59% è disposto a pagare di più per prodotti da fonti rispettose del benessere animale.
Quanto all’Italia, il 47% degli intervistati ritiene “molto importante” proteggere il benessere degli animali e l’80% vorrebbe avere più informazioni su come sono trattati gli animali negli allevamenti nel nostro Paese. Il 47% guarda le etichette per cercare prodotti animal-friendly e il 43% dei consumatori sarebbe disposto a pagare di più per prodotti più rispettosi del benessere degli animali. “Siamo molto soddisfatti che dal nuovo Eurobarometro traspaia quello che già si osserva nella società italiana, ovvero che ai cittadini del nostro Paese interessa il benessere degli animali negli allevamenti”, sottolinea Annamaria Pisapia, direttrice Ciwf Italia Onlus.